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Autore Andrea Caramanna :: 29 Novembre 2022
Anche io - She said di Maria Schrader, le vergogne di Hollywood non sono solo voci

Anche io - She said di Maria Schrader

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Anche io - She said di Maria Schrader, le vergogne di Hollywood non sono solo voci, la mafia dell'omertà per un po' è stata scalfita

Anche io - She said di Maria Schrader, le vergogne di Hollywood non sono solo voci, la mafia dell'omertà per un po' è stata scalfita...

Harvey Weinstein è solo la punta dell'iceberg, diciamolo subito per evitare fraintendimenti... E di solito, quando si colpisce la punta dell'iceberg è perché il soggetto di turno, come si direbbe, si è "sbracato" troppo, ha ecceduto fino al limite estremo e nonostante ci fossero prove ed evidenze contro di lui da ogni parte che non si sa come si possa essere andati avanti così a lungo...

La dimostrazione è che l'inchiesta delle giornaliste del New York Times, Jodi Kantor e Megan Twohey, ha puntato tutto sui numerosissimi risarcimenti alle vittime delle molestie, chiara indicazione che si volevano coprire a suon di dollari reati che sarebbero stati facilmente riconosciuti da qualsiasi giudice.

Ma neanche questo garantiva alle vittime di provarci in sede giudiziaria, perché anche gli avvocati affermavano che sarebbe stata difficile una causa contro Weinstein...

Dunque, c'era e c'è un sistema che continua a proteggere questo tipo di reati dentro Hollywood, dalle molestie sessuali alla pedofilia, ad altri abusi come mobbing ecc. Hollywood è un luogo corrotto, inutile illudersi e la sua corruzione è stata tante volte sfiorata da lungometraggi di finzione e documentari.

Maria Schrader, che è la regista della serie Unorthodox, altra storia di ribellione ai vari dogmi religiosi, potrebbe ricordare un po' il cinema di Amos Gitai, Kadosh in particolare, per quella frontalità militante che in questo film è in sintonia perfetta con l'attivismo più sincero delle protagoniste, laddove l'inchiesta giornalistica diventa una questione di principio, per fermare una volta per tutte, un chiaro responsabile di tanti crimini contro le donne. 

Tra queste tra le più famose, sicuramente Gwyneth Paltrow, laddove il padre era di origini aschenazite e giudeo-russe... Ci troviamo sempre di fronte a una comunità, un gruppo - Weinstein è nato nel quartiere Flushing di New York, in una famiglia ebraica - all'interno del quale succedono "di queste cose"... Come dire, il sospetto lascia il posto alla certezza. La Paltrow dichiara nel 1998 al Late Show con David Letterman,  "Weinstein può obbligarvi a fare una o due cose"... 

Insomma, da dove arriva il potere di Weinstein e perché tra le sue relazioni ci sono Ghislaine Maxwell, Jeffrey Epstein e i reali inglesi? Sono chiavi di lettura che confermerebbero uno scenario molto più grave di quello appena sussurrato dal film, laddove si dice che esiste "un sistema di reclutamento di donne", o più vagamente si usa l'appellativo di "casting couch", ovvero le pratiche un po' spinte di ricerca di attori.

Arriviamo dunque alla citata punta dell'iceberg, perché i numeri fanno davvero rabbrividire. Infatti, ben 80 donne, si tratta in maggioranza di note star di Hollywood, accusano Weinstein di molestie sessuali e 14 parlano di stupro...

Da questi numeri possiamo facilmente dedurre che il "caso Weinstein" godeva di coperture incredibili, tanto che è stato possibile continuare per decenni tranquillamente tra un reato e l'altro... L'omertà non era soltanto un problema delle vittime, ma c'era la questione della protezione di Weinstein. Weinstein era sicuro di farla franca e di poter far tutto, ha sbagliato soltanto nella valutazione dei numeri. 

Nel frattempo altri casi son venuti fuori, ma più che la corruzione del sistema dell'industria dello spettacolo, si isolano dei casi e si montano delle fuffe mediatiche incredibili, come nel caso in Italia di Asia Argento, lasciando perdere se abbia detto la verità o meno...

Maria Schrader ha realizzato un film che comunque smuove parecchia roba nell'immaginario di Hollywood e questo non è un male, perché quando nel mondo del lavoro, in qualsiasi settore, vengono fuori abusi, si deve sempre denunciare e mai sottomettersi alle richieste pensando di ottenerne una ricompensa... Ma questo è un fatto individuale, che troviamo nel racconto delle donne molestate. Una sorta di meccanismo psicologico che avrebbe bisogno di molto spazio per essere analizzato.

In Anche io - She said la parte importante è anche quella della testimonianza (il "lei disse" appunto, mentre il titolo italiano si riferisce al noto hashtag "metoo") che è necessaria per liberarsi di un abuso che certo non è stato rimosso dalle minacce o dai vari risarcimenti in denaro. Segno che non basta una montagna di dollari per cancellare i traumi subiti.

Schrader filma in maniera molto concitata seguendo le sue eroine come sacedortesse della Verità, finisce anche per scambiare la sede del New York Times come tempio della giustizia, un po' di suggestione e ingenuità certo, ma ci sta anche l'inquadratura ripetuta del noto giornale statunitense.

Semmai questo si ricollega ad una purtroppo errata visione politica di parte... Non sono i repubblicani i violentatori di turno e i democratici i buoni e del resto Weinstein è stato un sostenitore e finanziatore di lunga data del Partito Democratico e ha sponsorizzato le campagne elettorali di Barack Obama, Hillary Clinton e John Kerry (fonte Wikipedia)... Quindi... Che c'entra Trump, citato all'inizio?

trailer originale ufficiale di She said - Anche io
trailer italiano di Anche io - She said

Voto della redazione: 

3

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