Ritratto di Pierre Hombrebueno
Autore Pierre Hombrebueno :: 27 Agosto 2014
Before I Disappear

Recensione di Before I Disappear di Shawn Christensen: Un esordio che possiede la freschezza dell'opera prima ma anche il formarsi di uno stile che fa della lisergia romantica la sua bandiera. Presentato alle Giornate degli Autori di Venezia 2014

La vita (e la morte) è solo una questione di un "ti amo" detto o scritto o pensato, magari in quel momento della tua esistenza in cui sei praticamente il fantasma di te stesso, nostalgico di un presente in cui galleggiare zombificato. Un assoluto enfant prodige Shawn Christensen, qui regista esordiente al lungometraggio, ma anche attore / sceneggiatore / produttore e montatore: insomma, totale demiurgo della pellicola, la quale ha la freschezza vitale di un'opera prima, ma anche le radici di uno stile, un'idea di cinema, uno sfruttamento assoluto di tutti gli strumenti narrativi a disposizione di un cineasta. In primo luogo, prendendo i luoghi comuni più disparati e inserendoli in contesti stranianti e inediti; se sulla carta la coppia formata dall'uomo problematico che si ritrova obbligatoriamente a far da balia alla nipotina troppo intelligente per la sua età possa odorare di clichè (e pensiamo ad About a Boy dei fratelli Weitz o a Big Daddy di Dennis Dugan), è il contorno a fare la differenza, questa dimensione quasi psichedelica fatta di buio e over-dose, di sporchissimi cessi pubblici e vene tagliate. Christensen pare sempre camminare sull'ovvio per poi trasportarlo altrove, testando miscele e soluzioni, topoi e sorprese, vedasi l'improvviso momento musicale che mai ti aspetteresti, il quale ci catapulta, quando meno ce lo immaginiamo, in una scena dance onirica con protagonista la talentuosa bambina interpretata da Fatica Ptacek.

Per il resto, tutto accade in una notte in cui il mood t'inietta della tenera malinconia in vena, tra romantici in cerca del proprio amore d'una vita, fanciulle in cerca di padri assenti, e uomini in cerca di un motivo per essere ed esserci. L'autore, dal suo angolo privilegiato, coglie le immagini con una dolcezza che ha del toccante, sia quando spara David Bowie al massimo del volume e accompagnato da enfatizzatissime ralenti, sia quando disegna un semplice abbraccio, di quelli che dai prima dell'alba, di quelli silenziosi ma che valgono più di mille parole, di quelli che vorresti non finissero mai. E poi ancora una lettera da bruciare e una lacrima da versare, un legame da recuperare e una vena da cicatrizzare: Christensen ci prende per mano e noi, in parte ammaliati e in parte già innamorati, lo seguiamo a occhi chiusi.

Voto della redazione: 

4

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