C’è puzza di frode al box office in Cina: "Terminator Genisys" scalzato da un film propagandistico promosso dal Governo
Terminator Genisys attraversa un periodo difficile in Cina, il pubblico che ha meglio accolto la nuova puntata del T-800. Sembra che, per sua sfortuna, sia capitato nel periodo distributivo sbagliato, cozzando contro le esigenze politiche del Governo cinese.
Huayi Brothers, nella figura di Wang Zhonglei, ha diffuso questo tweet su Weibo: “Dov’è finito tutto il box office? Per favore, tenete lontane quelle mani sporche!”. Mentre Yu Dong, di Bona Film Group, ha commentato così: “Non abbiamo mai rubato il box office di altri, per favore non rubate il nostro”.
Ma cosa è successo esattamente?
Lo scorso 28 agosto un film, prodotto da un gruppo di compagnie governative, ha esordito nei cinema: il suo nome è The Hundred Regiments Offensive ed è il colpevole di tutto questo polverone. Partito a ridosso delle celebrazioni per il settantennale della sconfitta del Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale, il film puntava a risultati brillanti sfruttando la scia del patriottismo sollevato dalla parata. Ma una vasta schiera di esperti, critici e professionisti ha avanzato dubbi sulla riuscita della pellicola.
Ciononostante i risultati al botteghino per il film propagandistico sono stati oltremodo brillanti: tra il 31 agosto e il 6 settembre, a fronte di 99.728 proiezioni, l’incasso complessivo vantava $39.40 milioni; Schwarzenegger robotizzato invece, con 250.435 sale incassava $26.67 milioni, secondo l’agenzia pechinese Entgroup. Alla volta di martedì 1° settembre, Regiments faceva scorpacciata del 57.67% dell’introito complessivo al botteghino per quel giorno, con solo l’11.64% delle proiezioni. Terminator Genisys, nel frattempo, nello stesso giorno calcolava il 30% delle proiezioni, ma rientrava con il solo 14.93% dell’incasso totale.
I fan hanno poi accolto l’invito di Yu Dong che li spingeva a denunciare qualunque manovra scorretta questi avrebbero potuto assistere. E il web ha iniziato a pullulare di fotografie e addirittura video che testimoniavano biglietti emessi per The Hundred Regiments Offensive, e poi corretti a mano all’ultimo momento.
Un articolo pubblicato di recente in forma anonima difende come può i cinema: sostiene che a tutte le principali catene fossero stati ordinati da China Film Distribution, la potentissima distributrice di Stato, determinati traguardi al botteghino per il solo film propagandistico. In particolare, lo Stato prevedeva un attraente bottino per quei cinema che avrebbero spinto il film nella prima settimana di distribuzione. Per tutti i biglietti di The Hundred Regiments Offensive venduti, China Film Distribution avrebbe permesso di trattenere il 100% del profitto, e successivamente rimborsato anche l’8.3% di tasse dovute. Di solito, per la distribuzione domestica, il produttore e il distributore prendono al massimo il 43% dell’incasso, mentre i film di Hollywood arrivano al 25%. Insomma, ai cinema era stata fatta una proposta difficile da rifiutare, senza considerare lo smacco subìto nel caso si mancasse di raggiungere questo obiettivo “suggerito”.
Una fonte anonima, manager di un complesso di sale di Pechino, che ha rilasciato una intervista a The Hollywood Reporter, ha dichiarato che “Siamo stati pure chiamati e ci hanno ordinato di prenotare al completo due spettacoli fantoccio prima del 3 settembre.” Lo stesso ha affermato che Terminator è il film che più ha pagato la manovra, e secondo una stima personale ha indicato a $11 milioni la perdita di Paramount per questo scherzetto governativo.
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Il giorno della parata commemorativa, nonché ultimo giorno del trattamento speciale imposto dallo Stato, The Hundred Regiments Offensive conduceva il box office $7.99 milioni e Terminator Genisys lo seguiva con $5.71 milioni; ma già il giorno seguente quando l’allarme è rientrato, il film patriottico si è inabissato al sesto posto ($670.000), mentre Terminator è balzato al top con $5.40 milioni.
Sebbene la Cina rimanga uno dei box office più appetitosi, sempre di più si svelano i buchi neri nel sistema commerciale e politico, dalla censura a questo nuovo e inaspettato controllo esercitato sulle vendite, su cui purtroppo, produzioni e distribuzioni non hanno alcun potere.
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