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Autore Alessandro Tavola :: 4 Settembre 2015
Locandina di Black Mass - L'ultimo gangster

Recensione di Black Mass - L'ultimo gangster di Scott Cooper con Johnny Depp, Benedict Cumberbatch: riuscito solo dove il biopic criminale è quasi sempre infallibile, un'inadeguata rappresentazione per tutto il resto. Fuori Concorso Venezia 72

Con Black Mass - L'ultimo gangster Johnny Depp, Benedict Cumberbatch e il regista Scott Cooper provano a dirci qualcosa sul gangster di Boston James “Whitey” Bulger e la sua collaborazione con l’FBI.

Forse i film biografici di stampo criminale sono ormai il genere più liscio da affrontare e da guardare. Con da un lato i fatti e dall’altro il fascino – autentico o presunto – di determinati personaggi della malavita sembra ci sia non troppo lavoro da fare, tra fonti da selezionare, impronte da impostare, personaggi da delineare. E per certi registi non deve esserci niente di meglio che giocare con i costumi e le ambientazioni tardo novecentesche che tanto possono ricordargli infanzia e gioventù. E non c’è - questo da sempre – cosa preferita da Johnny Depp che inclownarsi in modi sempre differenti (ma infine sempre uguali a loro stessi). Ma quasi si sono dimenticati il film, ognuno attaccato ad un determinato dettaglio.

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Come la maggior parte dei biopic di un certo tipo, Black Mass funziona. Funziona come ci si aspetta che funzioni un frullatore nel momento in cui lo compriamo. I decenni, i patti, gli omicidi, la violenza, i vicoli ciechi, la spietatezza. Tutta una routine cinematografica con cui Depp non riesce a dare nulla su Bulger. La testa pelata, la pelle rinsecchita, gli occhi gelidi, l’intonazione della voce, la flemma: e poi? Il nulla attorno. Cumberbatch incastrato nelle sue linee interpretative generali non aggiunge niente, mentre l’agente dell’FBI interpretato da Joel Edgerton tiene la scena più per l’acconciatura che per altro, nonostante sia il personaggio chiave dell’intera vicenda del film.

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Il regista Scott Cooper opera secondo regoline e regolette del biografismo criminale senza riuscire a rimpolpare alcunché. La linea temporale scorre senza sobbalzi, il castello di carte non lo vediamo né crescere né cadere, l’infatuazione per i protagonisti non avviene. I dialoghi ridondano di luoghi comuni sulla fratellanza che rimangono appiccicati sul film con colla leggera, come tutto il resto, e nemmeno l’intrigo di spie e doppiogiochisti riesce a dare un valido exploit.

Black Mass rimane il solito biopic da sfogliare senza farsi troppe domande, assimilando qualche dato e qualche sfumatura, con le ambientazioni e il (qui fievole) gioco dei dettagli e delle scelte fino alla fine, quando ci si accorge che senza film non servono a nulla.

Trailer di Black Mass - L'ultimo gangster

Voto della redazione: 

2

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