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Autore Davide Stanzione :: 12 Maggio 2015
Locandina di Il racconto dei racconti di Matteo Garrone

Recensione di Il racconto dei racconti di Matteo Garrone con Salma Hayek e Vincent Cassel: Garrone, alla sua prima esperienza con un cast internazionale, firma un film coraggioso ma imperfetto, un fantasy atipico ma opaco e non sempre convincente

Ha osato sul serio Matteo Garrone, con Il racconto dei racconti. Un azzardo del tutto a viso aperto, il suo, che sfida da pari a pari l’obiettivo titanico di un fantasy tratto dalle fiabe barocche di Giambattista Basile oscillando tra il multiforme e lo spiazzante, tra la giustapposizione di molteplici e affascinanti suggestioni e altri momenti che lasciano più interdetti, tanto sono sfocati e sfilacciati, non necessariamente messi in correlazione gli uni con gli altri né tantomeno dosati con l’urgenza dell’equilibrio e della composizione, che talvolta può anche essere un bene. In questo caso il cinema di Garrone dà però l'impressione di essere rimasto intrappolato in un’intricatissima ragnatela che ha finito per sopraffarlo togliendogli immediatezza e autenticità, ma mantenendo intatto, al contempo, lo splendore pittorico delle sue immagini e la capacità fuori dal comune di infondere loro una grazia luminosa e primitiva. Un’eleganza che è in grado quasi sempre di essere vicina alla percezione dello spettatore, senza smarrirsi in manierismi ed esotismi inutili e superflui.

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Una preziosità estetica che tuttavia non cancella la fragilità diffusa di un film che solo di rado riesce ad illuminarsi, a superare i suoi limiti, la sua episodicità, la cerebralità automatica e poco spontanea, che troppo spesso dimentica le ragioni del cuore per irrigidirsi e imbalsamarsi su personaggi e situazioni sviluppati in modo opaco, eccessivamente compassato e cadenzato. Garrone si muove a tentoni come in un labirinto, esattamente come Salma Hayek in una delle scene più significative del film, va a caccia di tesori sotterranei e pregiati, non visibili in superficie e dunque meritevoli di più acuta ricerca. Come il re di Selvascura di John C. Reilly, Garrone si tuffa in acque impervie per mettere le mani sul suo, di drago, ma resta schiacciato nelle profondità di un abisso asfittico, in cui pare non esserci abbastanza ossigeno per dare respiro a un intero universo narrativo e favolistico e ci si limita a vivacchiare a pelo d’acqua. Boccheggiando, senza la possibilità di cimentarsi in una vera apnea. 

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Un macrocosmo, quello de Il racconto dei racconti, per di più complesso, problematico, pieno di un’umanità  - ma anche di una disumanità, raccapricciante e magica - che non esita a palesare i suoi tratti respingenti e obliqui, che coccola la sua deformità nell’ombra del proprio privato e nelle sue segrete stanze, che accarezza il mostro che è in lei e fa capitolare il destino dei suoi figli sottomettendo i loro interessi alla propria vanità altera e dispotica (un filo rosso che, in un modo o nell’altro, accomuna tutti i sovrani delle tre storie scelte tra le cinquanta scritte da Basile). Il racconto dei racconti sfortunatamente non ha la stessa autorità rispetto alla materia che dovrebbe dominare: è un’opera indubbiamente coraggiosa e apertamente ostile alla miopia del potere come le favole da cui è tratta, ma si perde a più riprese nelle pieghe delle sue ambizioni, guardando e mirando sempre e comunque in alto ma indugiando in bilico su un burrone pericolosamente accidentato, in cui la paura di cadere (e farsi male), duole ammetterlo, è più forte della voglia di volare.

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Trailer di Il racconto dei racconti

Voto della redazione: 

2

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