Ritratto di Rita Andreetti
Autore Rita Andreetti :: 29 Marzo 2015

In principio fu Withoutabox.com: un servizio che rivoluzionava la distribuzione ai festival per i cortometraggi e non solo. Niente più box, appunto, niente più masterizzazioni multiple di DVD, niente più capatine all’ufficio postale, né tanto meno fogli di iscrizione unodiversoperognifestival: con questa piattaforma tutto avviene online. Perciò, io filmmaker scelgo il festival che più si adatta al mio prodotto in un archivio che conta più di 1.000 eventi. Compilo tutti i dati richiesti sul mio film ma lo faccio una sola volta, nel momento in cui registro il video nella piattaforma; tutto quel materiale addirittura si rigenera in una forma di pressbook e materiale stampa prodotto dal sito gratuitamente; dopodiché, carico la mia copia per la visione privata, pago il festival et voilà, sono iscritto. Tre clicks che valgono per qualunque dei festival in elenco.

Tuttavia, la fama di cui questo acquistato da Amazon ha goduto i primi anni, è andata ultimamente scemando, a causa di una incapacità del servizio di restare veramente al passo con i tempi, e dei prezzi vertiginosi. Il vantaggio indiscusso che una partecipazione a Withoutabox ti inscriva automaticamente a Imdb.com e faccia sì che si crei uno storico delle tue fatiche, non viene del tutto ripagato dall’offerta. Il servizio infatti non costringe il filmmaker ad utilizzare il Secure Online Screener messo da loro a disposizione, ma se si vogliono raggiungere i festival americani, è caldamente consigliabile procedere in questa direzione: alcuni di loro infatti, hanno per sempre abolito la ricezione dei supporti fisici e se anche tentiamo di mandare loro un link di visione privata da altri siti, non c’è la garanzia che lo staff ne tenga conto.

Withoutabox ci tiene a chiarire che l’unico costo che il sistema richiede al filmmaker è di $ 2.95, ovvero € 2.70, per ogni invito di visione privata inviato ai festival. A questo si aggiunge l’eventuale polizza “infortuni” che ti garantisce di recuperare i soldi dell’iscrizione qualora il festival vada gambe all’aria prima del dovuto; ma è facoltativa. Tutti costi rimanenti, che nella media non sono mai inferiori ai 15 € e talvolta, per iscrizioni ritardate, arrivano anche ad 80 €, sono di competenza del festival stesso.

Ciò che Mr. Senzascatola non racconta è che da quei festival raccoglie fino al 18% del costo d’iscrizione, che in termini concreti sta ad una montagna di soldi che i festival, soprattutto quelli piccoli, vanno ovviamente a raccogliere nelle tasche dei filmmaker o dei produttori. Ma volendo tralasciare la questione economica, supponendo che non tutti i filmmaker americani nuotino in acque solitarie come tanta parte di quelli italiani, ancora oggi la più grande pecca del sistema rimane la qualità tecnica della copia visione: qualunque inconveniente sulla rete in fase di upload fa saltare fatalmente il caricamento e costringe a riprendere dal principio; inoltre, quel che veniva offerto fino a poco tempo fa a prodotti che, come minimo, sono girati in HD, se non addirittura in Red Epic, era la misera possibilità di essere presentati ai festival di tutto il mondo in una qualità inferiore ad una Mini-DV. Questo perché la piattaforma per lungo tempo ha mantenuto il sistema di caricamento che aveva agli inizi del 2000, favorendo della leadership indiscussa di cui hanno fino ad ora goduto. Ora le cose sembrano essere cambiate, anche Withoutabox si è dato all’HD (meglio tardi che mai); ma che ne è dei progetti caricati in precedenza?

[Leggi anche: Distribuzione, questa sconosciuta]

Con l’aumentare il diversificarsi delle piattaforme distributive, tuttavia, per i filmmaker si aprono nuove opportunità di risposta alle esigenze di qualità, economia, velocità e user-friendship richieste dall’era del 2.0. Altre rispetto al pupillo di Amazon.

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