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Autore Erika Favaro :: 2 Giugno 2016

Da "Germania anno zero" a "I figli degli uomini", quando l'ambientazione diventa un personaggio

Germania anno zero

Le rovine sono le tracce di un passato che non esiste più, portatrici di mondi spesso a noi quasi sconosciuti, possono essere i resti di città antiche, di paesaggi distrutti da calamità naturali, villaggi rasi al suolo dalle bombe. Molti film utilizzano il tema delle rovine in modo irresistibile, facendole diventare molto di più di un’affascinante scenografia. Spesso  infatti sono molto di più di un mero sfondo narrativo, sono metafore di morte  e decadenza, monito per l’umanità; ecco cinque film ambientati nelle rovine:

Germania anno zero
Il terzo film della “trilogia della guerra” è stato letteralmente girato sulle macerie della Seconda Guerra Mondiale. Rossellini racconta la storia del piccolo Edmund (Edmund Moeschke) che tenta in tutti i modi di trovare cibo e piccoli lavori per aiutare il padre malato. È il perfetto esempio di come il realismo (le rovine di una Berlino distrutta dalla guerra) si possa mescolare al melodramma.

I figli degli uomini
Nel futuro distopico di Alfonso Cuarón l’umanità sta per estinguersi e con essa anche la civiltà. Da diciott’anni le donne sono colpite da una misteriosa sterilità e tutte le speranze di sopravvivenza ricadono su una donna rimasta inspiegabilmente incinta. Le rovine in questo caso non sono circoscrivibili, sono il mondo intero in cui si muove il protagonista magistralmente interpretato da Clive Owen.

Wall-E
Nel film d’animazione Pixar i toni si alleggeriscono sicuramente, ma ciò non toglie che dietro alla vicenda del robot gentile c’è un pianeta Terra completamente coperto e soffocato dai rifiuti. Anche questa volta dietro alla trama si cela un messaggio indirizzato agli adulti, un invito a prendere consapevolezza in materia ambientale.

28 giorni dopo
La più notevole caratteristica di questo film di Danny Boyle è la velocità: in pochi giorni l’umanità è decimata da un virus che trasforma le persone in cannibali e assassini nel giro di una ventina di secondi. Dimenticate il passo barcollante e lento dei morti viventi, qui tutto è velocizzato e sullo sfondo c’è una Londra deserta e abbandonata.

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Il segreto del suo volto
Torniamo da dov’eravamo partiti: alla Berlino post-bellica, ma questa volta cambia il punto di vista perché il film di Christian Petzold racconta la storia di una sopravvissuta ai campi di concentramento. Mentre Rossellini teneva saldo il collegamento al realismo, Il segreto del suo volto ha delle svolte inaspettate che lo riconducono alle atmosfere del genere neo-noir.

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