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Autore Rita Andreetti :: 4 Marzo 2015

Il Beijing Film Festival invita Marco Mueller mentre l’Asian Film Awards schiera Alberto Barbera: chi lascerà il segno?

Alberto Barbera e Marco Mueller

Una nuova puntata della sfida artistica “all’italiana” o una manovra soft in stile cinese? Da quando due tra i direttori artistici più famosi e chiacchierati dello Stivale sono coinvolti in Asia con due ruoli concorrenti di enorme importanza, c'è da pensarci su. Marco Mueller e Alberto Barbera, infatti, sbarcheranno tra marzo e aprile rispettivamente a Pechino e a Macao, l’uno come presidente del Beijing Film Festival, l’altro nelle fila dei giudicatori ufficiali degli Oscar asiatici, gli Asian Film Awards.

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Entrambe le cariche portano l’Italia nel cuore dell’Asia, ma la motivazione alla base dei due incarichi è ben diversa. Alberto Barbera si trova, infatti, nella giuria presieduta da Mabel Cheung, produttrice hongkonghese di spicco, a giudicare il meglio del meglio del cinema asiatico dell’anno passato. Si tratta dei premi più prestigiosi per il continente, e tra i prossimi ad ambire nella categoria Miglior Film ci saranno Blind Massage (Lou Ye), Black coal, thin ice (Yinan Diao), Haider (Vishal Bhardwaj), Hill of freedom (Hong Sang-soo), Ode to my father (Youn Jk) e The light shines only there (Mipo Oh). Tra i registi concorrenti, invece, vecchie conoscenze dell’Europa tra cui Lav Diaz o Shinya Tsukamoto e Ann Hui. Le premiazioni avverranno il 25 marzo a Macao, fuori dal territorio della Cina cosiddetta continentale.

Probabilmente a quel tempo Marco Mueller sarà già impegnato con l’imminente Beijing Film Festival, programmato per aprile. Con lui, tra i selezionatori, schiera gli altri, longevi, collaboratori come Marie-Pierre Duhamel e Paolo Bertolin. Ma il compito di Mueller è ben altro rispetto a quello del suo successore alla guida di Venezia. Il suo intervento è la risposta alla opinabile riuscita artistica del festival dell’anno scorso, che tra cerimonie fastosissime, quasi alle soglie dello scempio economico, non aveva saputo affiancare una selezione di spessore che potesse, appunto, lasciare il segno. E, per un festival che ambisce a raggiungere la leadership nazionale, è tutto. La corsa con lo Shanghai International Film Festival (a giugno), è quindi ancora aperta, ma obiettivamente l’arrivo di Mueller fa ben sperare; il suo profilo lo classifica sicuramente come l’uomo giusto per i pechinesi: non solo per la longeva esperienza in qualità di direttore di festival (nel suo curriculum, Pesaro, Rotterdam, Locarno, e ovviamente Venezia e Roma), ma anche per la sua eccezionale conoscenza della Cina e del suo cinema.

[Leggi anche: Marco Mueller presenta la sua squadra per il Beijing Film Festival di Pechino]

Ecco che quindi, sulla scia delle proteste di Hong Kong, delle continue tensioni politiche e sociali, anche il cinema ci ha messo la sua con un dualismo Mueller-Barbera che da un punto di vista italiano, fa sorridere.

Accantonando le malizie, ci pavoneggiamo di questa selezione di menti italiane che portano indirettamente anche il gusto nostrano nei teatri dell’Asia.

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