Ritratto di Andrea Caramanna
Autore Andrea Caramanna :: 29 Luglio 2015
Locandina di Kristy

Ma abbiamo proprio bisogno di un genere horror per adolescenti? L’horror o è adulto o spesso fa sorridere, annoia. Purtroppo negli ultimi venti anni gli horror adolescenziali stanno rovinando il genere

Ma abbiamo proprio bisogno di un genere horror per adolescenti? L’horror o è adulto o spesso fa sorridere, annoia, e non interessa. Purtroppo negli ultimi venti anni gli horror adolescenziali stanno rovinando il genere, camuffandosi spesso da prodotti innovativi, o utilizzando espedienti risibili come il found footage dai tempi di The Blair Witch Project fino a Paranormal Activity. Tutt’altro discorso quello che riguarda il lato fantasmatico delle nuove tecnologie, cellulare in testa, che hanno ormai ispirato decine e decine di opere, ma il buon vecchio ascensore e un bell’edificio desolato, al posto di un castello, hanno già fatto tempo.

Non si tratta certo di legare il genere alle regole ferree della plausibilità, quello che conta spesso non è la sceneggiatura, ma l’immaginario di una scena. Basterebbe citare l’immenso Suspiria di Dario Argento: c’era qualcosa di reale già nella prima sequenza, c’erano personaggi plausibili? No, era un vero geniale mix di surreale e iperreale che Argento portava agli estremi rendendoci oggi consapevoli di qual è la differenza tra fare un film in modo sperimentale e libero, nel rispetto stesso della tradizione, ed uno invece agganciato ai soliti stereotipi, senza alcuna originalità.

Fa parte di queste opere Kristy, del regista di Donkey Punch (quotato film di genere, ma forse più per i numerosi nudi), Oliver Blackburn, laddove ripropone alcuni cliché spingendo in modo quasi oltraggioso sull’inverosimiglianza di molte scene: visto che la storia dopotutto poteva avere una sua stringente logica, con la protagonista che sfugge agli assassini in un campus universitario desolato per il giorno del Ringraziamento. Però suona tutto falso: la motivazione dei gruppi simil satanici che si scagliano contro Dio o l’immagine di una bella ragazza bianca che ha tutto. L’aggressore Violet (Ashley Greene), che ha un paio di piercing sul labbro inferiore, dice a Justine: “Tu non sai cosa è la vera merda”…  Questi sfigati contestatori del presunto perbenismo si vendicano per invidia o cos’altro bene non si sa. Fatto sta che indossano cappuccio e maschera tanto per rendersi ancora più evanescenti, ottusi e senza personalità.

Oltre a questi personaggi persi nel nulla di una stanca pantomima, la sceneggiatura nella seconda parte comprende al massimo un paio di dialoghi, tanto per capire che sul versante visivo si doveva lavorare con una certa cura. Invece impazzano le nebbie, gli effettacci acustici senza alcuna necessità narrativa, le solite precarie luci dei neon. E cosa più insopportabile i responsabili della sicurezza che si muovono come tonti nello spazio che dovrebbero difendere.

Per questo tocca a Justine tirar fuori gli artigli e fare fuori gli aggressori. Parte revenge che serve proprio a tirar fuori allo spettatore tutti gli istinti bestiali. Così tra le perle resta una mazza da baseball trasformata in una clava da combattimento medievale… E poi dicono che l’umanità ha conosciuto il progresso…

Insomma, a parte la bravura di Haley Bennett (che ci auguriamo di vedere in ben altri film) nei panni di Justine/Kristy, resta ben poco.

[Leggi anche: Come fare un buon film horror. 5 cose da sapere]

Trailer di Kristy

Voto della redazione: 

2

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