Recensione di The Visit di M. Night Shyamalan: L'horror ai tempi dei nativi digitali, tra fiaba classica e irruzione dell'impostura nella realtà di bambini troppo svegli
L'intenzione di Becca (Olivia DeJonge), quindici anni, e del fratellino Tyler (Ed Oxenbould), pochi in meno, è quella di girare un filmino sulla loro famiglia. La prima a entrare in scena è la loro madre (Kathryn Hahn), divorziata, che sta per salutarli: i due trascorreranno infatti una settimana dai nonni materni che non hanno mai conosciuto, ma sono eccitati all'idea di conoscerli, di rendere anche loro parte integrante del lavoro in corso, e si sentono così maturi perché accettando l'invito sanno di lasciare sola la mamma con il nuovo compagno.
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Becca e Tyler sono svegli, non sono per niente timidi, non hanno praticamente preoccupazioni; sono "sgamati", sanno stare al mondo, leggono e chiariscono guardando in camera i propri sintomi, i bisogni della madre, le manie degli adulti. Sono nativi digitali, i prepuberali all'avanguardia di oggi, in un mondo moderno dove tutto è esplorabile, mostrabile, rappresentabile, fissato, stabile e programmato, dove non esistono barriere, confini né tantomeno regole prestabilite. Piccoli mostri, loro, piccoli adulti, per i quali il perturbante viene dal (non)familiare, unico elemento classico di un film radicatissimo nell'ottica del visivo contemporaneo dove nulla sfugge, ma il found footage affidato a ragazzini troppo convinti diviene disvelatore di distorsioni e perciò, prima ancora, che irrompa l'orrore sappiamo che il principale ribaltamento è già avvenuto.
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E poi, manco a dirlo, M. Night Shyamalan è ancora perfettamente in grado di padroneggiare la tensione e il medium cinematografico, di osservarne la translazione frammentata e inquietante, di mostrare le ambiguità dello sviluppo audiovisivo e narrativo e stilistico tramite lo stordimento del quotidiano, l'impazzire degradante della figura più familiare e sicura che si possa immaginare, svelandone l'impostura, il mistero ancora ostinatamente, sfrenatamente presente.
Voto della redazione:
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