Quello del 'women in prison' o WIP, da una parte è un ulteriore sottogenere del cinema erotico e dall'altra, di quello horror, con maggiori o minori percentuali di incidenza degli elementi 'kunky' o di quelli 'splatter', a seconda del gusto del singolo regista. Come si può facilmente immaginare le storie narrate dai film WIP hanno comunque come oggetto principale il sadismo, espresso nelle disparate forme e tipi di abuso fisico (stupri, percosse, torture, ecc.) e psicologico ( ricatti, minacce, asservimento, ecc.). Dovendo scegliere l'opera cinematografica italiana meglio riuscita in questo filone specifico della 'sexexploitation', il regista romano Bruno Mattei è stato quello ad offrire il contributo più significativo con un paio di film dei primi anni '80.