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Autore Redazione :: 3 Luglio 2016

Ci lascia a 77 anni uno dei più grandi autori del cinema americano, Michael Cimino, regista del capolavoro "Il cacciatore"

Michael Cimino

Avviso a chi leggerà altri coccodrilli su Michael Cimino. Che è un autore originale, bizzarro, spesso eccentrico, più di quanto possa sembrare. Però non è un regista che ha firmato pochi film per sua scelta: è che non glieli hanno fatti fare…

Proprio la sua meticolosa pazienza non lo faceva lavorare come in una catena di montaggio, quella dell’industria cinematografica statunitense, alla quale lui non è mai appartenuto. Infatti, sono proprio gli ideali intimi nelle opere, che Cimino sembra rincorrere. I suoi film sono misteriosi e maledetti ad oltranza (più per Hollywood che pensava solo ai ricavi). O perché lo sono stati per davvero come I cancelli del cielo, opera che non è stata mai veramente compresa, tanto da procurargli una serie di guai con pubblico e critica e soprattutto con gli studios, tanto che "i cancelli del cielo" diventarono quasi un lemma del lessico cinematografico per indicare i progetti al di sopra di tutti i possibili budget.

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Certo nel 1979, dall’autore de Il cacciatore, il formidabile affresco su cosa era davvero il Vietnam con interpreti al top della loro carriera come De Niro e Walken, uscito appena un anno prima, tutti si aspettavano quella continuità e linearità – che in fondo Il cacciatore aveva - che Cimino non ha mai avuto. Perché Cimino era un po’ come Welles, dai progetti folli, visionari oltre ogni limite. Pensiamo che nessuno avrebbe potuto girare Il siciliano, su Salvatore Giuliano, dopo i film precedenti. Sembrava quasi un autogol, la conferma che non gli era mai fregato niente del box office. Così arriva al suo ultimo capolavoro, Verso il sole. Film che oggi dovremmo tutti rivedere per capire come si possa considerare l’avventura umana di fronte all’eternità.

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Ricordiamo comunque che, nonostante il quadro bizzarro della sua filmografia, ottenne cinque Oscar per Il cacciatore, tra cui regia e miglior film). Quest’ultimo fu allora l’inizio di una ipotesi. Forse Cimino pensava di poter davvero realizzare progetti alla Welles, ma l’industria era pronta a stritolarlo, a costringerlo a ripiegare su qualcos’altro. La sua coerenza così lo porterà a firmare pochi film meno di una decina. Tra questi ricordiamo anche con grandissimo affetto Una calibro 20 per lo specialista, film perfetto con un cast da brividi che chiude con la coppia Eastwood/Bridges, in una delle sequenze più tristi: il crimine non paga, e il twist finale accresce ancora di più lo sgomento, oltre alla morte violenta di alcuni protagonisti.

Cimino se ne va anche nel mistero di una notizia incerta data da Thierry Fremaux, direttore del Festival di Cannes, che scrive in un tweet che Cimino è morto in pace vicino a quelli che lo amavano. 

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