Recensione di Snowden: Oliver Stone presenta alla Festa dsl Cinema di Roma il suo ultimo film con protagonista Joseph Gordon-Levitt
Erano ormai quattro anni che non usciva nella sale un film di Oliver Stone, da quel Le Belve che ne ha definitivamente offuscato il talento dopo una serie di pellicole mal inanellate, partendo dal disastro colossal(e) Alexander fino al sequel poco riuscito di Wall Street. I fasti di cult come Assassini Nati od Ogni maledetta domenica portati con visione e competenza al cinema grazie al suo estro sembrano ormai lontani, a causa soprattutto di scelte totalmente opinabili. Parliamo infatti di un regista che non convince più come una volta, quando ancora poteva crescere come autore e definire una sua tecnica o diversi temi portanti del proprio cinema, pieno di impostazioni e fil rouge ma poco riconoscibile nella sostanza.
In particolar modo, il patriottismo e l'amore per l'America rivestono sicuramente un ruolo centrale nella filmografia di Stone, che ha presentato oggi alla Festa del Cinema di Roma il suo ultimo Snowden, biopic con protagonista Jospeh Gordon-Levitt nei panni dell'analista NSA e CIA Edward Snowden, divenuto famoso nel 2013 per aver divulgato tramite vari quotidiani l'esistenza di programmi segreti del governo in grado di violare la privacy dei cittadini a qualsiasi livello. Ciò si traduce con motori di ricerca dei servizi segreti e approvati dal segretario della difesa in grado di penetrare in qualsivoglia computer, smartphone o social e accendere una webcam in remoto, visionare documenti, foto o video personali o estrapolare informazioni sensibili, quest'ultimo poi vero scopo della loro esistenza.
Prevenzione e lotta al terrorismo sono le scusanti per attivare un meccanismo teoricamente illegale ma tacitamente e nella pratica accettato dalle varie organizzazioni del governo, che puntano "alla sicurezza passando per la segretezza", agendo cioè per il bene nazionale in silenzio, operando ai limiti dell'etica e del consentito per un fine più grande. Uno scopo condiviso anche da Edward, ma da raggiungere con mezzi differenti. Il suo lavoro lo metterà così di fronte alla dura realtà sul Paese più Grande del Mondo, un Grande Fratello pericoloso e contro il quale battersi per la sua stessa credibilità.
Snowden aveva una vita perfetta: un lavoro nel quale eccellere, una compagna innamorata e presente e un cospicuo stipendio, tutto lasciato alle spalle in nome di una verità che meritava di essere rivelata e in difesa di tutti quei diritti fondamentali che mai dovrebbero essere ignorati da quello stesso Stato erettosi come loro garante. E così da analista con problemi di epilessia e genio senza diploma della CIA è divenuto volontariamente e cosciente delle ripercussioni un nemico dell'America, lasciando di proprio pugno una scia informatica per farsi rintracciare "in modo da non scatenare una caccia all'uomo", evitando di mettere a rischio colleghi e amici, cadendo da patriota e rialzandosi da eroe contemporaneo.
Il biopic di Oliver Stone racconta la battaglia personale del protagonista, mostrandoci i dubbi, le vittorie e le difficoltà che lo hanno accompagnato nel suo complesso percorso di maturazione e presa di posizione, elencando dati, fatti e conseguenze anche con linguaggio tecnico di difficile comprensione, con passaggi ostici per un pubblico magari generalista ma assolutamente validi nel quadro esplicativo della vicenda. Un film che con un filo di retorica sottolinea l'importanza e la delicatezza del diritto alla privacy, pacificamente dovuto ma quasi mai concesso.
Le nostre vite meritano quel pizzico di segretezza e mistero che le rendono uniche.
Voto della redazione:
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