Ritratto di Redazione
Autore Redazione :: 27 Febbraio 2014

Forse L'Esca era per gli spettatori incauti, che numerosi hanno varcato l'ingresso dei cinema per vedere un film che, non solo è l'ultima opera di un grandissimo regista francese, Bertrand Tavernier. La recensione

Regia: Bertrand Tavernier
Sceneggiatura: Colo Tavernier O'hagan, Bertrand Tavernier
Interpreti: Marie Gillain, Olivier Sitruk, Bruno Putzulu, Richard Berry
Nazionalità: Francia, 1995

Forse L'Esca era per gli spettatori incauti, che numerosi hanno varcato l'ingresso dei cinema per vedere un film che, non solo è l'ultima opera di un grandissimo regista francese, Bertrand Tavernier, ma ha anche conquistato di recente l'Orso d'oro al Festival di Berlino. Per cui le aspettative erano piuttosto rilevanti. Ma, ahinoi, L'Esca, non solo non convince, purtroppo dalla prima all'ultima scena, ma induce al sospetto. Ci si chiede, infatti, che cosa certe giurie di festival siano disposte a fare pur di frenare l'assedio di opere statunitensi. E chi lo sa, l'impressione è che il premio a L'Esca costituisca una pietosa strategia, sicuramente inutile in questi termini, per arginare il fenomeno dell'invasione europea di film americani. Già dalle prime battute si intuisce che lo scorrimento pedissequo della narrazione non ci porterà molto lontano: mancano la velocità e il ritmo veemente e incalzante di opere precedenti come per esempio l'ultima opera di Tavernier, L627, per di più il ritratto psicologico dei personaggi, apppartenenti a una presunta generazione bruciata, fa acqua da tutte le parti risultando fuorviante e lasciando trasparire una totale incapacità introspettiva da parte del regista d'oltr'Alpe. Siamo lontani dalla cifra espressiva "media" dei film di Tavernier anteriori a L'Esca.

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