Ritratto di Andrea Caramanna
Autore Andrea Caramanna :: 7 Gennaio 2014

Broadway, anni 20, atmosfera vivace e stimolante per giovani artisti e anche per gangster

Regia: Woody Allen
Sceneggiatura: Woody Allen, Douglas Mcgrath
Fotografia: Carlo Di Palma
Interpreti: John Cusack (David Shayne), Chazz Palminteri (Ciccio), Dianne Wiest (Helen Sinclair), Jennifer Tilly (Olive Neal),Rob Reiner (Sheldon Flender), Tracey Ulman (Eden Brent), Joe Viterelli (Nick Valenti)
Nazionalità: USA, 1994

Broadway, anni 20, atmosfera vivace e stimolante per giovani artisti e anche per gangsters. Protagonista ne è un giovane ambizioso commediografo (John Cusack), il quale per mettere in scena la propria pièce dovrà scendere a compromesso con il boss mafioso Nick Valenti (Joe Viterelli), ingaggiando a malincuore l'amica del gangster, che sogna di diventare una grande attrice di teatro, nonostante la sgradevole voce stridula da gallinella. Dovrà accettare anche la presenza di una guardia del corpo (Chazz Palminteri). Proprio quest'ultimo personaggio, a poco a poco rivelerà la sua grande importanza nelle vicende della storia, quando comincerà, tra lo stupore generale, ad appassionarsi alla pièce e darà prima suggerimenti di straordinaria efficacia all'autore, poi scriverà interamente la parte finale della commedia, facendo entrare in crisi lo stesso giovane commediografo.

È intorno a questo personaggio, del malavitoso gorilla, che ruota tutta la riflessione morale di Allen. Il regista ha sempre riconosciuto di essere profondamente affascinato dal mondo del crimine e in particolare dall'atipico universo morale di molti criminali. Questi ultimi, sovente, non mostrano sensi di colpa per le loro azioni truculente. Uccidono quando se ne presenta la necessità, per motivi che ad altri, uomini comuni, sembrerebbero del tutto futili e ciononostante mostrano una elevata ed insospettata tensione artistica. Dall'altro lato esiste la morale comune imbevuta di senso di giustizia collettivo, solidarietà, ma anche di notevoli indecisioni, perplessità e sensi di colpa. In campo artistico, questa seconda morale si traduce, come nel caso di Cusack, in irritanti ed inutili intellettualismi. Bellissimo ed illuminante a questo proposito risulta il dialogo surrealfilosofico, tra il protagonista (Cusack) e la guardia del corpo (Palminteri).

Se dunque, la riflessione alleniana continua ad agitarsi tra temi che sono ricorrenti in tutta la sua filmografia (sesso, violenza, criminalità, giustizia, senso dell'esistenza, etica, arte), senza tuttavia raggiungere l'introspezione psicologica dei personaggi messi in scena in alcune opere precedenti, il film mostra tutta la sua bellezza nel delicato equilibrio tra ambientazione scenografica (grazie anche ai toni caldi della fotografia di Carlo Di Palma), e la leggerezza ironica della sceneggiatura, impreziosita dalle divertenti e frequenti invenzioni e gags, in cui gli attori, tutti bravissimi, sono intenti a tracciare le caratterizzazioni dei vari personaggi. Si potrebbe dire, in poche parole, che Allen, volendo far ridere lo spettatore, non solo vi riesce benissimo, ma dà la sensazione di aver fatto ridere anche gli attori.

 

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