Muovere la macchina da presa è da sempre una questione di grande stile nel linguaggio cinematografico. Vediamo alcuni video che lo dimostrano chiaramente
Muovere la macchina da presa è da sempre una questione di grande stile nel linguaggio cinematografico. L’intuizione di muovere la macchina da presa è nata già ai tempi dei Lumière. Le famose sequenze del cinema delle origini su gondole e barche che navigano il Nilo dimostrano quanto già ai primi del Novecento ci si rese conto delle potenzialità narrative di un movimento di macchina. Ma tanti anni fa le caratteristiche tecnologiche delle macchine da presa, pesantissime ed ingombranti, impedivano la possibilità di movimento. Poi arrivarono i carrelli sui binari in grado di risolvere questi problemi. E da allora cambiò tutto. Il movimento della macchina da presa ha caratterizzato tutta la storia del cinema fino ai nostri giorni. Molte riprese con movimento della macchina da presa sono state poi fatte senza carrelli fissi. Basterebbe citare la fondamentale invenzione della steadycam il cui movimento è assicurato dall’operatore stesso.
Ma è sempre conveniente usare un movimento di macchina nel film e avere un buon risultato stilistico?
In realtà per molte ragioni è meglio farne a meno. Vediamo perché: Primo, ogni movimento che non sia ben armonizzato con la narrazione, può distrarre lo spettatore. Secondo, oggi avrebbe più senso muoverla quando si può. Dato che con le attrezzature leggere si può oggi muovere sempre, non è proprio esaltante, ma succede, che alcuni film siano immersi in un movimento continuo (vedi per esempio ormai un classico come The Blair Witch Project).
Vediamo adesso alcuni video, suggeriti dal seminale No Film School sul significato e l’importanza stilistica del movimento di macchina per importanti cineasti: Il primo riguarda Steven Spielberg e praticamente gran parte dei suoi film, con una varietà di movimenti di macchina che potrebbero essere studiati uno per uno per giorni.
Il secondo video è tratto dal classico cult La fiamma del peccato - Double Indemnity (Billy Wilder, 1944). In questo caso, è bene fare attenzione all’associazione tra figura umana e movimento: Barbara Stanwyck domina il movimento della scena. La macchina da presa non può sgarrare, deve assolutamente sottoporsi ed essere subordinata al movimento dei personaggi. Un classico esempio di come deve essere parsimoniosa la scelta dei movimenti.
Infine, altro esempio, è quello di Pixar in cui il movimento da sinistra a destra fa da segno che contrappunta un cambio di scena. Questo movimento diventa una sintesi struggente che sottolinea il passare del tempo e il verificarsi di dolorosi eventi, come la scena in cui la giovane coppia sogna dei figli e la successiva nella quale apprende la terribile notizia dell’infertilità.
[Leggi anche: Regole fondamentali di ripresa per principianti]
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