Tra i vari personaggi cinematografici al limite, ce ne sono tanti per tutti i gusti. Una figura ricorrente è quella del barbone, il vagabondo errante, associato spesso al vizio dell’alcol
Personaggi cinematografici al limite, ce ne sono tanti per tutti i gusti. Una figura ricorrente è quella del barbone, il vagabondo errante, associato spesso al vizio dell’alcol che sarebbe utilizzato per stordimento, per aumentare la percezione, anche se poi rimane una condizione di fragilità, dipendenza e malattia.
Vediamo di ripercorrere (solo) alcuni momenti importanti della storia del cinema più recenti e lontani.
Viene subito in mente il personaggio di Charlie Chaplin, il quale si presenta con tre titoli inequivocabili: L’eterno vagabondo (1915), La cura miracolosa (1917) e Sbronzi tra gentiluomini (1921). Ma anche uno dei capolavori, come Luci della città (1931) rientra perfettamente in questa classifica. Vedremo proprio che la trama di Luci della città riporta dritto dritto al film di Leos Carax… Holy Motors: la doppia esistenza del protagonista, barbone e ricco signore.
Altro titolo fondamentale è L’angelo del male (1938) di Jean Renoir con Jean Gabin e Simone Simon. Un melodramma a tinte fosche dove l’alcolismo induce perfino al delitto.
Nel 1948 Akira Kurosawa confeziona una delle sue perle più belle. Si tratta de L’angelo ubriaco. Magari lo conoscerete in pochi, ma se volete scoprire il cinema di Kurosawa, questo è una delle opere fondamentali. Storia impossibile di redenzione per un delinquente da parte di un medico alcolista. Col mitico Toshiro Mifune!
Miracolo a Milano (1951) di Vittorio De Sica magari lo si ricorda per quell’effetto speciale che faceva virare completamente il periodo neorealista verso un’altra direzione, chiudendo definitivamente quella grande stagione. Eppure era la storia dei barboni cacciati via dalle periferie milanesi. Palma d’oro a Cannes.
Nel 1988 Ermanno Olmi firma un’opera che ha derivazioni letterarie (l’omonimo romanzo di Joesph Roth): La leggenda del santo bevitore. Tra leggende, realtà, vita di strada, il “santo bevitore” Rutger Hauer, qui bravissimo, conquista anche la giuria del festival di Venezia ottenendo il Leone d’oro.
Infine, un’opera senza ombra di dubbio seminale per il periodo, Gli amanti del ponte Neuf (1991, Leos Carax). Con la straordinaria coppia Juliette Binoche Denis Lavant, una delle più straordinarie storie di amore in fuga da tutto e tutti. Due barboni eccezionali!
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