Dopo la Casa degli Omicidi, l’ospedale psichiatrico e la scuola per streghe di New Orleans il circo del terrore di "American Horror Story" torna per il quarto anno con il suo, personalissimo, Freak Show
Dopo la Casa degli Omicidi, l’ospedale psichiatrico e la scuola per streghe di New Orleans il circo del terrore di American Horror Story, serie antologica della FX America che dal 2011 è osannata dal pubblico e dalla critica, torna per il quarto anno di seguito ambientando questa volta la narrazione tra i tendoni e le roulotte di un Freak Show.
1952, Jupiter, Florida: Elsa Mars (Jessica Lange) è una donna tedesca che da sempre desidera far parte del mondo dello spettacolo e, arrivata a un’età avanzata, ha scelto di coronare il suo implacabile desiderio mettendo su un Freak Show. Lo spettacolo sembra essere sull’orlo del fallimento, alla gente i mostri che lei propone non bastano almeno fino a quando, complice l’omicidio della loro madre, non si uniscono alla carovana dei cosiddetti fenomeni da baraccone: le gemelle siamesi Bette e Dot Tattler (Sarah Paulson). Intanto, in quella che fino a poco prima sembrava essere una tranquilla cittadina, un pagliaccio psicopatico (John Carrol Lynch) continua a mietere vittime tra gli abitanti di Jupiter.
Dopo una stagione, la scorsa, un pochino sottotono, American Horror Story sembra essere tornata ai fasti di Asylum con un period (horror) drama che fin dalle prime immagini si fa forte di cliché dei film di genere e di una narrazione qualitativamente altissima a partire dall’uso, in questo caso geniale, dello split screen per raccontare attraverso le immagini i diversi punti di vista delle gemelle siamesi.
Le citazioni cinematografiche sono molteplici, la maggior parte delle quali palesate nei vestiti e nei film nominati dal malinconico personaggio della Lange che omaggia nei suoi abiti dive come Marlene Dietrich, Marilyn Monroe, come tantissime (da Hitchcock a Kubrick) sono le sequenze prese in prestito dai capolavori dell’orrore dei grandi maestri. Lo stesso pagliaccio killer, lontano anni luce dalla malinconia leggera dei suoi colleghi di felliniana memoria, ricorda non poco quelli che qualche anno fa furono i protagonisti de La Ballata della Morte e dell’Amore di Alex De La Iglesia.
Nel can can di stranezze del Freak Show di American Horror Story quella che spicca è anche l’umanità di quei diversi e il loro bisogno di sentirsi normali anche al di fuori di quel tendone che ha come ingresso la riproduzione delle fauci aperte di un diavolo. Anche al di fuori di quell’inferno in cui sono gli occhi indiscreti e giudici feroci di chi si definisce normale a ghettizzare.
La regina di Freak Show è ovviamente la straordinaria Jessica Lange alla quale si perdona tutto anche l’aver cantato, in una serie televisiva ambientata negli anni ’50, "Life on Mars" di David Bowie il cui testo racconta come nessun altro lo stato d’animo della donna e dei suoi artisti. Se ci sia o meno vita su Marte non è ancora dato saperlo, ma sicuramente di vita ce n’è, e tantissima, dietro le tende dello spettacolo che in questa stagione televisiva American Horror Story metterà in scena.
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