Recensione "Un Uomo senza scampo" (I Walk the Line) (Usa 1970), John Frankenheimer. Dvd Golem. Drammatico
Un uomo può avere qualcosa di importante da dire, ma quando lo dice in una maniera monotona, esso si può disperdere. Questo per premettere che “Un Uomo senza scampo” (I Walk the Line, nel titolo originale, e dalla famosa canzone di Johnny Cash sui titoli di testa) è, un film che ci lascia delle cose significative sulla solitudine e la disperazione, sull’alienazione e sul senso di estraneità con almeno un quinquennio di anticipo su “Taxi Driver”, ma senza alcun picco di catarsi o abisso di abiezione, solo un piatto planare.
Premesso che la planarità è parte di esso, funziona però in maniera contraria al film. Il regista John Frankenheimer è stato molte volte così capace da rendere dei capolavori dei film che per altri registi sarebbero stati degli incidenti, quindi anche qui riesce a trarre comunque il massimo, dall’assunto di partenza.
"I Walk the Line" è un film d’attesa e di personaggi. La storia d'altra parte, non voleva portarsi troppo lontano, ma arrivare lentamente e fare capire fin dal breve momento prima che partano i titoli di testa, quello che sarebbe accaduto.
Gregory Peck è uno sceriffo nelle colline del Tennessee, di mezza età(circa 53 anni all’epoca delle riprese del film), onesto e forse e dalla condotta di vita oramai troppo in disparte. E’ per molti versi un outsider, ma ciò che lo rende un outsider diventa solamente un riferimento obliquo.
Ha una moglie, Estelle Parsons, una figlia, e un padre che sta declinando nella demenza senile, oltre ad andare in chiesa la Domenica.
Incontrerà una incantevole Tuesday Weld (circa 26 anni all’epoca del film), figlia di un distillatore di frodo e contrabbandiere di Rhum, e il suo battito del cuore accelererà inesorabilmente. Questa splendida giovane donna non avrà problemi a sedurlo e a distruggerlo, facendogli scoprire ben presto che questa passione è stata resa possibile dalla famiglia di lei, che temeva lo sceriffo potesse scoprirne l’attività, e dunque rovinarli facendo magari confiscare la distilleria fuorilegge.
Quella che era intesa probabilmente coma la grande tragedia di un eroe americano, nell’atmosfera pessimistica del cinema verista della New Hollywood di quegli anni, diventa una storia triste e dalle lunghe pause contemplative sulle debolezze e i tradimenti, determinati da una posizione di deriva personale e solitudine, professionale, come a livello umano e degli affetti in famiglia.
Johnny Cash, che canta “I Walk the Line” sui titoli oltre ad avere composta la colonna sonora, di altre sue celebri canzoni, fa guadagnare molto di più la sensazione che il film segua il ritmo e la sensibilità di una ballata popolare, anche quando la storia sembra non farlo. Frankenheimer aggiunge al forte senso di oppressione dalle cose del protagonista ma anche di tutti gli altri personaggi, le belle immagini dei paesaggi, come ad attutire l’evidenza della grinta nel caratterizzare il fallimento di un uomo, inciso nel volto del protagonista, ma anche di tutti gli altri volti della gente di montagna, lì rimasta a sperperare la propria esistenza grigia e di costrizione sociale.
PECK sta però anche covando da troppo tempo una rabbia repressa euna frustrazione evidenti, seppure la parte scrittagli lo serva sotto questo aspetto molto meno di quanto avrebbe potuto. La Weld è come sempre eccellente, nella parte della amorale, volubile, ragazza nubile.
Estelle Parsons trasmette la disperazione della moglie, impotente nel cercare di far sentire al marito che lo capisce e capisce ciò che sta accadendo, poiché ne ha letto qualcosa a riguardo una volta, nel Reader’s Digest. Ralph Meeker è bravo come il padre contrabbandiere e Charles Durning è sempre molto bravo nello spingere sugli aspetti sinistri del vicesceriffo. Considerato all’epoca e col senno di poi a grande torto, uno dei film più deboli della carriera di Peck fino a quel momento. Secondo quel che dichiarò Peck stesso a riguardo del film , "Quello che il pubblico ha visto non era il film che avevamo deciso di fare. John Frankenheimer, il regista, aveva appena finito di girare in Oriente, in Afghanistan, “Cavalieri selvaggi”(The Horsemen)(uscito nel 1971) con Omar Sharif. La Columbia Pictures eliminò un prologo che era stato girato, e un epilogo che forse dava maggiore compiutezza alla conclusione della storia”. Ma avendo “Flesh and Bone” di Cash a sugellare alla perfezione il finale, è ovvio cha rivedendolo anche dopo molti anni, ti venga da pensare che, John Frankenheimer, forse alla fine hai sempre avuto ragione tu.
Le scene nella città vennero girate a Gainsboro, Tennessee.
Scene tratte da "The Big Mouth" (Il Ciarlatano) (1967) di Jerry Lewis, sono esposte in alcune fotobuste al drive-in, ma il manifesto è di “Jerryssimo!” (Hook, Line And Sinker) (1969), sempre di e con Jerry Lewis.
Dopo aver lavorato insieme nel bellissimo "I Temerari" (The JIpsy Moths) (1969), John Frankenheimer avrebbe voluto ancora Gene Hackman per protagonista, ma la Columbia insistette su Gregory Peck.
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