Ritratto di Redazione
Autore Redazione :: 17 Novembre 2017

A Milano dal 22 novembre 2017 l'omaggio della Fondazione Cineteca Italiana ad Alberto Lattuada, con il film La Lupa, in edizione restaurata, e la mostra fotografica “Matera 1953 La Lupa: il film di Alberto Lattuada, le foto di di Federico Patellani”

La lupa, foto di scena di Federico Patellani

A Milano presso il foyer del cinema Spazio Oberdan dal 22 novembre 2017 al 15 gennaio 2018 apre al pubblico l'omaggio della Fondazione Cineteca Italiana a uno dei suoi fondatori, Alberto Lattuada, sul cui film La Lupa, che sarà presentato in edizione restaurata, è allestita la mostra fotografica dal titolo “Matera 1953. La Lupa: il film di Alberto Lattuada, le foto di Federico Patellani”.

La mostra è curata da Fondazione Cineteca Italiana con la collaborazione di Giovanna Calvenzi e del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo (Milano), e patrocinata e sostenuta dal Comune di Matera, che ospiterà l'esposizione da gennaio 2018.

Con l'omaggio ad Alberto Lattuada si chiude il ciclo di mostre fotografiche allestite per il settantennale della Cineteca di Milano, di cui il regista fu fondatore insieme a Luigi Comencini.

L'inaugurazione della mostra (ad ingresso libero) avverrà mercoledì 22 novembre alle ore 19 in presenza del sindaco di Matera Raffaello De Ruggeri, la curatrice della mostra Giovanna Calvenzi, il direttore della Cineteca Matteo Pavesi e il critico cinematografico Ivan Moliterni. A seguire, proiezione de La lupa in versione restaurata e brindisi con vino della Basilicata per tutti i presenti.

La mostra è illustrata da un catalogo edito da Humboldt Books, con testi a cura di Matteo Pavesi, Alberto Crespi, Luisa Comencini, Federico Patellani, Alberto Lattuada, Giovanna Calvenzi, Kitti Bolognesi.

Lo schermo del cinema Spazio Oberdan è anche la vetrina per alcuni dei film più rappresentativi diretti da Lattuada: Il cappotto, La spiaggia, Anna, Luci del varietà, e tra questi non poteva mancare La Lupa, dal soprannome di una passionale donna del popolo impersonata da Kerima, attrice che ha in sé qualcosa della selvaggia e ancestrale natura della Lucania. Prima di Pasolini, che vi girò nel 1964 il suo Vangelo, Matera era stata scoperta dall'obiettivo di Federico Patellani, cui Lattuada riconosceva la capacità di "rubare dalla realtà la forza della bellezza e restituirla con un'immagine". 

Mercoledì 29 novembre alle ore 16 il film La spiaggia verrà introdotto da Tatti Sanguineti e Gianluca Farinelli (Direttore della Cineteca di Bologna) per presentare un volume monografico curato dallo stesso Sanguineti e dedicato alla storia del film e alle sue disavventure con la censura.

Alberto Lattuada, lombardo, architetto, di ottima cultura, appassionato di fotografia, nei suoi oltre 40 film è stato un acuto e polemico osservatore della realtà contemporanea, più umanista che moralista, passando spesso attraverso la mediazione di testi letterari. È il caso di un suo film considerato a torto minore, e meno visto di altri, come La Lupa. Melodramma spettacolare a forti tinte, il film trasferisce l’omonima novella del Verga dalla Sicilia dell’Ottocento in una Matera anni ’50, dove la “miseria nobile e civile dei Sassi” era il perfetto e inedito fondale di una storia di drammatiche passioni in cui il corpo femminile afferma la sua centralità nel gioco della seduzione. Il restauro digitale valorizza il bellissimo bianco e nero dei 50 ingrandimenti esposti: sono le foto di scena che il grande Federico Patellani scattò insieme a molte altre, a suggello di una lunga collaborazione con il regista, di cui fu l’assistente per La Lupa.

Nel 1951 o 1952, in una conversazione con l’amico Alberto Lattuada, Patellani aveva espresso il desiderio di fare un film con lui. Lattuada stava lavorando al progetto di La Lupa e stava pensando di girarlo a Matera e non in Sicilia. Partono quindi insieme per fare dei sopralluoghi. Lo stesso Lattuada nel 1995, come riportato in altra parte di questo libro, racconterà: “Matera aveva i Sassi, aveva queste rupi dentro cui era scavata la città. Aveva questi paesaggi dalla bellezza dura, terribile. Mi sembrava l’ideale per ambientarvi una storia di passione come quella: quelle voragini che sembravano spalancarsi sotto i piedi dei personaggi… Matera era l’inferno in terra. Quando Patellani vide i Sassi, rimase molto colpito anche lui. Stette zitto per un po’ girando per la città, apparentemente senza meta. Poi mi disse: ‘Ma sì, facciamolo a Matera ‘sto film’”.

Mentre Lattuada torna a Roma, Patellani rimane a Matera tre mesi per le ricerche dei luoghi dove girare gli esterni e contemporaneamente realizza una serie di servizi che verranno pubblicati, a partire dalla fine del 1952, da “L’Illustrazione Italiana”, da “Picture Post” e da “Vie Nuove”. Lavora nel Museo Archeologico, nelle osterie e nella cattedrale, realizza paesaggi e ritratti, entra nelle case della gente. Lavora con formati diversi, dalla Leica al 6 x 6 al 10 x 12, sintomo in lui (di solito molto sobrio nelle scelte tecniche) di un grandissimo interesse per quello che sta realizzando. Quando finalmente iniziano le riprese, nei luoghi definiti grazie ai sopralluoghi fotografici, Patellani è sul set, a fianco del direttore della fotografia Aldo Tonti ma, come ricorda Lattuada, bastano gli spostamenti minimi della macchina fotografica per realizzare immagini che hanno “un altro senso, un altro sapore”.

Patellani documenta tutte le fasi di realizzazione del film e anche gli special sugli attori, cioè quei ritratti posati fuori scena, molto apprezzati dai periodici illustrati dell’epoca. Nel 1977, scrivendo le didascalie per la mostra milanese, Patellani ricorda: “Mi trovo a Matera con la troupe di Alberto Lattuada che sta realizzando una riduzione cinematografica del racconto verghiano La Lupa e ha deciso di ambientarla nella magica città lucana. Faccio fotografie e sono assistente alla regia. Matera ci ha accolto con una certa cordialità, resa più tangibile dal fatto che un interno scelto per girarvi una scena significa denaro per il proprietario. Così, grazie al cinema, entriamo in tutte le case, io posso fotografare ciò che voglio”.

All’inizio degli anni Cinquanta Matera era certamente, nei contrasti che offriva, una città di grande fotogenia. Quando Patellani, nel 1952, arriva a Matera per la seconda volta, ha già alle spalle una lunga collaborazione con “Tempo” e ha già realizzato molte delle sue storie straordinarie. Documentare è quindi, in quegli anni, il suo imperativo categorico, senza apriorismi, senza tesi da dimostrare. Etichettato a posteriori, frettolosamente e impropriamente, come ‘neorealista’, Patellani si sarebbe certamente ribellato, ostile sempre a tutte le etichette: neorealista era per lui l’Italia del dopoguerra e per le sue immagini l’unico aggettivo accettabile era ‘documentarie’. Per tutta la vita ha sempre difeso il suo status di fotogiornalista, indipendente da ideologie e correnti, fedele sempre al piacere.

Le sue immagini di Matera sono fedeli ai suoi intendimenti. E tuttavia informano toccando tutti i registri della percezione e della suggestione, come accade con la fotografia d’autore. Ci raccontano i luoghi, i volti, “la miseria nobile e civile” dei Sassi, le processioni religiose, la vita di tutti i giorni. Le sue immagini di Matera, quelle che Lattuada definiva ‘la collezione Patellani’, rimangono come uno dei momenti più alti e compiuti della sua fotografia.

PROGRAMMA RASSEGNA FILM e INAUGURAZIONE MOSTRA
Mercoledì 22 novembre ore 19
Inaugurazione mostra fotografica nel foyer
Intervengono il sindaco di Matera Raffaello De Ruggeri, la curatrice della mostra Giovanna Calvenzi, Matteo Pavesi, Direttore di Fondazione Cineteca Italiana e Ivan Moliterni, critico cinematografico.
Ingresso libero con prenotazione consigliata telefonando al 02.87242114

A seguire
La lupa - Copia restaurata
R.: A. Lattuada. Sc.: Luigi Malerba, Antonio Pietrangeli, A. Lattuada, dall'omonima novella di Giovanni Verga. Int.: Kerima, Ettore Manni, May Britt, Giovanna Ralli, Ignazio B. Italia, 1953, 93’.
In un piccolo paese vive una donna di circa quarant'anni che per la sua condotta immorale è chiamata la "lupa". Grazie al suo potere di seduzione, la Lupa ottiene che la figlia Maricchia, ragazza brava e modesta, sia scelta per raffigurare Sant'Agata, la patrona del paese, nell'annuale processione. Per la festa scende in paese, dal vicino forte, il soldato Nanni Lasca, che vede la Lupa, se ne invaghisce e ne diventa l'amante. Più tardi Nanni conosce Maricchia, che desta nel suo cuore un tenero sentimento. Quando scopre che Maricchia è la figlia della sua amante, decide di lasciare la Lupa e propone a Maricchia il matrimonio. La fanciulla, che ha qualche sospetto circa i rapporti tra la madre e Nanni, esita; ma la madre la spinge ad accettare, nella speranza di riprendersii l'amante. La sua speranza non va delusa, ma quando Maricchia, sposatasi, ha un bambino, essa scaccia di casa la madre. La Lupa si rifugia presso il proprietario della manifattura dei tabacchi e di là compie le sue vendette; ma quando tenta di far allontanare Maricchia dal marito, la figlia si ribella e a lei s'uniscono nella ribellione le donne del paese.
Al termine, brindisi con vino della Basilicata per tutti i presenti.

Sabato 25 novembre ore 16.30
Il cappotto
R.: A. Lattuada. Sc.: Luigi Malerba, Cesare Zavattini, A. Lattuada, dal racconto omonimo di Nikolaj Gogol'. Int.: Renato Rascel, Giulio Stival, Yvonne Sanson, Ettore G. Mattia, Giulio Calì. Italia, 1952, 85'.
Carmine De Carmine, giovane e modesto impiegato comunale, avrebbe urgente bisogno di un cappotto nuovo visto che quello che porta da tempo, ormai vecchio e logoro, lo fa sfigurare e costituisce per lui un incubo. Ma che può fare se il suo scarso stipendio non gli permette d'affrontare la spesa? Gli accade un giorno di sorprendere una conversazione tra due appaltatori che lo mette al corrente di certi loschi maneggi. Così, per assicurarsi il suo silenzio, il segretario comunale gli fa avere un anticipo che lo mette in condizione di acquistare il cappotto. Alla festa di Capodanno, alla quale partecipano colleghi e superiori, Carmine, pavoneggiandosi nel nuovo cappotto ed eccitato dai fumi dell'alcool, trova il coraggio di dire al sindaco alcune amare verità in difesa della povera gente e di fare un turbinoso giro di valzer con la bella amante del sindaco. Ma rincasando, Carmine viene derubato del cappotto e il suo dolore è tale che ne muore. Anche dopo morto, il poveretto procura dei fastidi al sindaco: il suo carro funebre intralcia le manifestazioni cittadine in onore di un'eccellenza; il suo spettro, dopo aver allarmato l'intera cittadinanza, si presenta al sindaco, che ne resta profondamente turbato e decide di cambiar vita.

Lunedì 27 novembre ore 17
Anna
R.: A. Lattuada. Sc..: Giuseppe Berto, Franco Brusati, Ivo Perilli. Int.: Silvana Mangano, Raf Vallone, Vittorio Gassman, Gaby Morlay, Jacques Dumesnil, Lamberto Maggiorani, Tina Lattanzi. Italia/Francia, 1952, 107’.
Anna lavora come infermiera ed è in attesa di prendere i voti. Ex ballerina in un night, decide di cambiare vita in seguito a una torbida storia di gelosia conclusasi tragicamente. Ma il passato ritorna: l’uomo che aveva abbandonato, e che per lei aveva ucciso, riappare, facendo vacillare le sue convinzioni. Alla Mangano che ancheggia a ritmo di mambo non ha resistito neppure Nanni Moretti, che ha citato la scena nel suo Caro Diario.

Mercoledì 29 novembre ore 16
La spiaggia
R.: A. Lattuada. Sc.: Luigi Malerba, Rodolfo Sonego, A. Lattuada (con la collaborazione di Charles Spaak). Int.: Martine Carol, Raf Vallone, Mario Carotenuto, Clelia Matania, Anna Gabriella Pisani, Carlo Bianchi. Italia/Francia, 1954, 100’.
Una commedia dai risvolti amari, protagonista una donna di vita (Annamaria) che fa le vacanze al mare insieme alla sua bambina. Nessuno sa del suo mestiere, così Annamaria viene accolta dalla buona società e trattata con tutti i riguardi. Poi la verità viene a galla, e la donna si ritrova condannata alla solitudine dall’ipocrisia dei benpensanti borghesi.
Alla serata intervengono Tatti Sanguineti e Gianluca Farinelli (Direttore della Cineteca di Bologna) per presentare un volume monografico curato dallo stesso Sanguineti e dedicato alla storia del film e alle sue disavventure con la censura.
 
Venerdì 1 dicembre ore 16.30
Luci del varietà
R.: A. Lattuada, Federico Fellini. Sc.: Tullio Pinelli, F. Fellini, A. Lattuada. Int.: Carla Del Poggio, Peppino De Filippo, Giulietta Masina, Carlo Romano, Folco Lulli, Dante Maggio, Checco Durante, Franca Valeri, Giulio Calì. Italia, 1951, 97’.
Le peripezie di una modesta compagnia di giro che tira avanti fra mille difficoltà. Il capocomico si invaghisce della giovane soubrette, ma lei finirà per lasciarlo sedotta dalle promesse di un cinico e potente impresario.

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