Ritratto di Andrea Caramanna
Autore Andrea Caramanna :: 30 Giugno 2022

Una vecchia intervista a Franco Maresco mostra quanto sia stato rapido il cambiamento negli ultimi anni non solo nel cinema, per l'avvento delle nuove tecnologie tra cui svetta internet e la comunicazione mobile sempre più veloce...

Franco Maresco e Daniele Ciprì sul set di Cinico TV

Questa intervista è stata fatta molti anni fa, forse pubblicata su qualche quotidiano dove collaboravo... Ripescata dai miei archivi, ho il piacere di ripubblicarla su FareFilm, soprattutto per l'interesse che deriva dal fatto di essere stati testimoni di grandi cambiamenti degli ultimi anni in seguito alla completa invasione tecnologica che ha cambiato le nostre vite... e anche la produzione cinematografica con il "cinema digitale degli effetti speciali". E nell'intervista Franco Maresco è perfettamente consapevole di questo ed anche della difficile questione di fare cinema, anche attraverso la programmazione del cinema in sala sempre più oscurato, soprattutto quello dei grandi autori del passato. In quegli anni si inaugurava l'avventura di un cinema di periferia, che purtroppo poi si è conclusa con la sua chiusura.

Parlaci del progetto del cinema Lubitsch 
Il fatto che questa sala cinematografica si trovi lì (a Brancaccio N. d. I.) è per noi legato al lavoro del passato, in questa e altre zone come Acqua dei corsari, Bonagia, Ciaculli. È un ritorno ad un'esperienza di cineclub con Paolo Greco. Proprio lui voleva riprendere questo discorso. La difficoltà sta nel fatto che la città si è sempre sviluppata verso ovest o nord. Ci sono pregiudizi, timori, perché è stata sempre una zona di mafia. I tempi sono comunque molto cambiati. A fronte di 120mila abitanti non esiste una sola sala cinematografica. L'apertura di un cinema è strumento di forte impegno per una zona dimenticata della città, un cinema che funga anche come attrazione, senza escludere che molte persone si sposteranno verso i quartieri che solitamente non frequentano.

Quali sono i film che saranno proiettati nella nuova sala?
Pensi che la programmazione, specie se spinta verso titoli d'autore, sia facilmente accessibile a tutti?
Il problema dell’accessibilità per il pubblico esiste ovunque, ciò non toglie che vi siano comunque degli spazi dedicati all'arte "più difficile". Non respingeremo gli abitanti del luogo dal momento che la programmazione sarà anche popolare, mai astratta. Abbiamo, inoltre, chiesto al Comune di stimolare incontri con la scuola. Quindi una programmazione non solo pomeridiana e notturna. Prevediamo l'omaggio ad Hitchcock in occasione del centenario dalla sua nascita e poi De Palma, Chabrol, Romero, Argento, un altro omaggio alla Hammer, inoltre Kitano e Svankmajer, molte opere poco visibili al cinema.

Parliamo del prossimo film “Palermo può attendere”
Ci stiamo lavorando perché il film, girato in parte in pellicola in parte in video, andrà in televisione. Dovrebbe essere pronto verso la fine di aprile, poi si vedrà cosa succederà.

Quali sono i più recenti stimoli artistici?
Credo che gli stimoli siano sempre legati a quello che è la vita di ciascuno di noi, ai percorsi dell'esistenza, attraverso la formazione personale, la filosofia, la musica, la fantasia. Gli stimoli vengono dal vissuto drammatico, dalle sofferenze come per Dostoevskij o Genet. I più giovani forse non hanno stimoli dalla vita, perché gli spazi si sono ridotti, gli spazi del tempo per elaborare un sentire.

C'è un mondo che si è anche abituato al dolore, alla sofferenza che passa per televisione. Un mondo quasi narcotizzato. Non è un caso che tutto quello che si produce nel teatro, in letteratura, nel cinema è assolutamente ignobile. Si continua solo perché esiste un giro di affari, ma il mondo che ne vien fuori è un mondo, un universo praticamente piatto.

L'umanità ha vissuto grandi disastri le guerre le carestie, ecc, ma c'era una reazione, c'era una necessità di ricostruire e questi giovani non hanno neanche la responsabilità del mondo che vivono

Il centro storico di Palermo è diventato luogo di bivacco di esseri umani con le bottiglie in mano, ci sono anche i cinquantenni che giocano a fare i ventenni.

Nelle loro facce c'è una espressione onnivora che divora tutto, una narcosi totale...

E per voi qualcosa è cambiato?
Il nostro lavoro è di fare un cinema che comunque nasca dalla sincerità del mondo che vediamo, che viviamo, di un cinema che non ha paura di ricatti industriali.

Un idea del cinema legato ad una visione del mondo come per i cineasti della nouvelle vague francese?
Secondo la nostra visione del mondo la società contemporanea non ha punti di riferimento spirituali ed intellettuali, non ci sono più padri. Credo che a differenza del passato perfino l'uomo della strada viva disagi enormi, una sofferenza “animale” di fronte all'alienazione per i continui slittamenti di riferimento rispetto a valori tradizionali cancellati da mode effimere.

Ci sono colpevoli?
I colpevoli, i responsabili ci sono, ciascuno di noi ha la possibilità di fare delle scelte, i politici hanno la responsabilità, gli intellettuali edonisti hanno delle responsabilità, non le ha il ragazzo di diciotto anni.

Qual è la sfida di un cinema eversivo?
È difficile per il cinema trovare delle strade nuove. Il cinema è comunque il risultato di una elaborazione mentale, direttamente legato alla sensibilità spirituale di chi lo realizza. Al cinema degli effetti speciali contrapponiamo un cinema a misura d'uomo, quando quest'ultimo propone delle idee.

C'è un film di Tarkovskij, Sacrificio, in cui gli uomini non sono in grado di fare delle scelte difficili, così nessuno di noi riesce a sottrarsi ad una forma di consumismo becero ed immorale.

Dove è finito il vostro materiale umano se il mondo è cambiato?
Non è soltanto un discorso di corpi, credo che quello che manchi ad altri sia il coraggio di un cinema più rigoroso, ed elaborare una visione del mondo in cui si rinunci al compromesso, al narcisismo, all'edonismo che colpisce tutti.

Come si può raccontare questo mondo?
Non si può immaginare un discorso strettamente narrativo semmai si può tentare di raccontare il mondo contemporaneo, considerando la tradizione. Riuscire a combinare l'esperienza e tentare di raccontare il mondo è il problema forte perché presuppone un atto di coraggio che consiste nell'elaborare un corpo estreaneo in un contesto che ha necessità di vendere, vincendo le trame che avvinghiano questo corpo estraneo. Il film ha a che fare con l'industria e il problema della circuitazione è insormontabile, c'è una sorta anche di indifferenza del pubblico che sostiene le proposte più commerciali.

Come è il pubblico oggi?
La quantità infinita di materiale tra carta stampata, televisione satelliti internet, sommerge tutti. Dietro c'è l'intento di spingere al consumo come i giornali che regalano gadgets, la situazione è molto critica ed è difficile individuare una soluzione. Un pubblico che ha l'accessibiltà a tutto, a centinaia di libri, a storie di ogni tipo di letteratura, cinema teatro, musica ecc. Se oggi chiunque è in grado di ascoltare Mozart o Bartok, il problema è che non c'è la capacità di elaborare l'esperienza.

Cosa pensi di internet?
Credo che internet abbia molti aspetti negativi; è un'illusione che internet significhi più democrazia, su questa illusione si scontreranno le nuove generazioni. La facilità con la quale è possibile accedere alle cose, ai dati, determinerà un cortocircuito nella recezione di tutte queste informazioni, si entrerà in uno stato di confusione totale. La tecnologia non pensa, non ha come fine se non se stessa, anzi tende ad abbattere e livellare tutto.

Categorie generali: 

Facebook Comments Box

Per condividere o scaricare questo video: TV Animalista