Ritratto di Claudio Cirillo
Autore Claudio Cirillo :: 1 Luglio 2014
Il cinema, rappresentazione visiva di sogni e desideri

Non esiste l'autorato della fotografia. Il film lo fa il regista

Sedia da regista

Claudio Cirillo non ama la definizione di autore della fotografia, a suo dire non ha senso nella maggior parte dei casi. Sì, c'è un direttore della fotografia, ma andando anche contro se stesso, Cirillo afferma che a fare il film è sempre e comunque il regista. 

Ho fatto un film orrendo: Giallo Parma di un grande scrittore, Alberto Bevilacqua. Era il 1999. Mi fece una dedica: “A Claudio, mio raccontatore per immagini, con grande affetto Alberto”. Bevilacqua mi ha voluto dire che la visualizzazione l’ho fatta io, ma non mi sento autore della fotografia. Fare la fotografia di un film significa mettersi dentro l’animo gli occhi del regista e tradurre la sua idea in immagini, ma sempre secondo quello che dice lui. I grandi registi con cui ho lavorato mi dicevano cosa fare: le dinamiche, le espressività degli attori, la tempistica le decidevano loro. Quindi, possiamo al massimo parlare di collaborazioni. Non voglio relegare la fotografia come fosse la cravatta o il fazzolettino in un abbigliamento maschile. Non voglio dire questo, ma più è grande il regista, più è grande il direttore della fotografia per stare ai suoi livelli.

Per me, un grande maestro è stato Peppino Rotunno. È più bravo di Vittorio Storaro, anche se ha vinto tantissimi premi, tra cui l’Oscar. Ma Storaro è più noto perché è stato capace, anzi voleva cambiare gli standard della pellicola e della Technicolor per poter fare la sua fotografia caravaggesca. Quando è stato bravo? Quando è stato al seguito di Bernardo Bertolucci. Non bisogna fagocitare, ubriacando il regista per fare quello che si vuole. Questa non è visualizzazione, ma consacrazione di se stessi. E io con gli altri, in testa Rotunno, non eravamo così. Noi volevamo seguire la sceneggiatura.

Perciò, non esiste l’autorato della fotografia. Non esistono autori, non crei da nulla. Il musicista si inventa la musica quindi è autore. Il fotografo legge una sceneggiatura scritta dal regista. Ora, nel caso del film di Bevilacqua, potrei definirmi autore? Sì, il film dal punto di vista delle inquadrature, l'ho fatto io ma mie non sono le scelte degli attori, della scenografia, delle ambientazioni, dei costumi.

Ora, e la butto lì, in realtà io non mi metto sull’attenti per il cinema ma per il teatro. L’ho detto durante una conferenza: ho fatto il cinema per 50 anni, è stata la mia vita, ancora ci mangio. Il mio pane sa ancora di cloruro di sodio. Però, non mi metto sull’attenti per il cinema ma per il teatro. Il tema era “La parola, eco del tempo”. Dal teatro greco-latino al cinema. Un titolo presuntuoso, un viaggio interminabile. Ad ogni modo, dico una cosa sgradevole: il cinema non nasce spontaneamente. Il cinema è stato inventato dopo che è stata creata dai fratelli Lumière una macchina. Ma loro stessi non sapevano la potenzialità di quella macchina. Non avevano il dono del racconto. Il teatro non nasce per dar da mangiare a un’invenzione. Il teatro nasce per necessità di diffondere la cultura.

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