Tra le pellicole preferite di Gaspar Noé, bad boy del cinema francese, alcuni deliri da elettroshock emotivo, e pensiamo a "Salò o le 120 giornate di Sodoma" di Pasolini e a "Eraserhead" di Lynch
Gran fila di zozzoni cinefili a Cannes per l'anterprima mondiale di Love, nuova pellicola di Gaspar Noé, tuffatosi per l'occasione nei territori del porno più esplicito. In Croisette, il bad boy del cinema francese è sempre stato una presenza capace di suscitare controversie e shock, e basti pensare a sue precedenti pellicole come Enter the Void e Irreversible, intrippatissime, sull'orlo del delirio, di quelle che colpiscono le viscere e lì rimangono, indelebili a distanza di anni. Ma per capire la visione di Noé, questo suo approccio con l'immagine, basterebbe in verità vedersi i suoi film preferiti della storia del cinema, che ha dichiarato in un sondaggio di Sight & Sound qualche anno fa.
In testa? 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. “È stata la mia prima esperienza allucinogena – spiega il cineasta – il mio punto di svolta artistico nonché il momento in cui chiesi a mia madre cosa fosse un feto e come fossi venuto al mondo”. Decisamente lisergico è poi anche Eraserhead di David Lynch, esordio datato 1976 dell'autore che più di chiunque altro ci avrebbe poi portato fra le strade perdute e gli imperi della mente, scavando oltre la psiche per degenerare nel trip più incontrollato. E se su questo lato bisogna continuare, allora è necessario tornare indietro fino al 1928, anno di Un chien andalou di Luis Buñuel, le cui immagini shock hanno fortemente condizionato il cinema di Noé.
Ancora: se solitamente nelle top 10 di rinomati registi figurano autori italiani come Vittorio De Sica, Roberto Rossellini o Luchino Visconti, Gaspar sceglie invece d'inserire Pier Paolo Pasolini, e in particolare Salò o le 120 giornate di Sodoma, cult del 1975 nonché tra le opere più violentemente grafiche della storia del cinema, tra scene di tortura, stupri e coprofagia. In lista anche Taxi Driver di Martin Scorsese, la cui influenza in Noé si nota soprattutto nel suo lungometraggio di debutto, I Stand Alone (Seul contre tous), dove un macellaio inizia a perdere pian piano la connessione con la propria lucidità per colpa di rapporti umani e sociali in malora.
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Infine, siccome siamo in tremante attesa di Love, vale decisamente la pena citare, tra i film più amati dal cineasta, anche Amour di Michael Haneke, per noi che scriviamo una delle migliori opere del 2012, con degli immensi Jean-Louis Trintignant ed Emmanuelle Riva nei panni di una coppia in crisi per colpa della malattia di quest'ultima. Che anche Noé, in fondo in fondo, sappia realmente commuoversi?
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