Ogni cinefilo che si rispetti avrà incontrato centinaia di volte opere che riguardavano la figura paterna: ecco una breve lista di titoli d'autore da rivedere
Sicuramente ogni cinefilo che si rispetti avrà incontrato centinaia di volte opere che riguardavano la figura paterna. Si può dire anzi che allargando il tema, festeggiando la ricorrenza di San Giuseppe, padre di Gesù Cristo, la festa può benissimo essere uno spunto importante per rivisitare i luoghi immaginari e metaforici che nella cultura contemporanea figlia di quella del passato, costituiscono l’eredità più forte, a volte ingombrante.
Per esempio non si può fare a meno di ricordare un film esemplare in questo senso, ovvero Padre padrone, dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani, del 1977, tratto dal romanzo omonimo di Gavino Ledda. La regia dei Taviani riesce a comunicare quel clima soffocante che opprime, in quel caso il protagonista Gavino Ledda, una storia vissuta e raccontata nei dettagli, che per fortuna allude anche ad una possibile sottrazione dal regime patriarcale e di crescita ed emancipazione anche attraverso la cultura. L’opera dei Taviani, oltre ad avere ottenuto il massimo riconoscimento al Festival di Cannes, è stata inserita nella famosa lista dei film da salvare.
Altra opera dura e imprescindibile è quella di Gianni Amelio, Colpire al cuore (1983). Straordinario che Amelio attraverso una storia intima ci racconti anche un periodo discusso e rovente del nostro paese, quello del terrorismo. L’interpretazione da parte di Jean Louis Trintignant e Fausto Rossi è da manuale e rimane impressa per profondità psicologica.
Continuamo la carrellata con un film forse rivalutabile, dopo che aveva ottenuto scarsa accoglienza ai tempi della sua uscita, nel 1990. Si tratta di Daddy Nostalgie di Bertrand Tavernier, il quale riceverà proprio a breve il riconoscimento per la carriera al prossimo Festival di Venezia. Il suo Daddy Nostalgie è un’opera delicatissima. Anche qui ci troviamo di fronte ad attori in stato di grazia, come la Jane Birkin che interpreta la figlia Caroline e Dick Borgarde nel ruolo dell’indimenticabile Daddy.
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Altra bellissima opera sul rapporto padre-figlia è La figlia del Generale (1999). Magari meno autoriale, infatti, la direzione è di Simon West, che ci ha dato opere di altro tipo. Però è uno di quei film che in questo momento si possono anche rimpiangere. Della serie quando si lavorava ancora, e siamo alla fine degli anni novanta, sulla psicologia dei personaggi rendendoli autentici e non delle macchiette o delle macchine robotizzate. Raccontare la trama è abbastanza complesso, in quanto è uno degli intrecci più incredibili sviluppati negli ultimi decenni da Hollywood, dove si mescolano meccanismi psicologici, pressioni delle istituzioni indiscusse come l’Esercito, e delitti in famiglia. Attori anche qui da urlo da John Travolta a Madeleine Stowe e James Cromwell.
Magari una scelta obbligata è quella di Jack Nicholson, pater familias in Shining. Se in questa lista abbiamo voluto cercare figure più eccentriche, il papà di Stephen King e Stanley Kubrick è quello più inquietante di tutti. La figura paterna veicola direttamente il senso di fuga dal nucleo famigliare e quindi in buona sostanza, la schizofrenia, la voglia di rompere con l’ordine famigliare prima ancora di volerlo imporre. Nel caso di Shining questa rottura avviene su diversi piani della coscienza. Anzi sembra proprio che Kubrick voglia spingere su questa istanza della rottura di un ordine. Tanto che si potrebbe considerare tutta la filmografia kubrickiana una metafora della figura del Padre, il creatore e la creatura, due nature diverse che lottano e si scontrano nell’eternità dei tempi.
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