Da "Tartarughe Ninja" di Jonathan Liebesman a "Scooby-Doo" di Raja Gosnell, ecco le ultime trasposizioni cinematografiche che hanno stuzzicato la nostra nostalgia per poi rovinare i nostri ricordi d'infanzia
Con l'annuncio di un imminente reboot dei Power Rangers, sembrerebbe proprio che Hollywood intenda continuare a saccheggiare i nostri eroi d'infanzia, rovinandoci i ricordi. Sono già anni che lo fanno, e il trend pare decisamente rafforzarsi, piutttosto che scemare. Certe volte sono pure sbucate fuori delle pellicole tutto sommato niente male (abbiamo un debole per i due adattamenti dei Puffi, e non conosciamo un singolo bambino che non si divertirebbe a vederli, alla faccia dei critici snob), ma la maggior parte è stata, perlopiù, un trauma o una bestemmia.
Pensiamo ad esempio ai due Scooby-Doo targati 2002 e 2004: il regista Raja Gosnell si sarà anche impegnato (d'altronde è pur sempre il responsabile della riuscita commedia romantica Mai stata baciata), ma effettivamente non bisognerebbe mai fidarsi di un film con protagonisti Sarah Michelle Gellar e Freddie Prinze Jr.: d'accordo la nostalgia nel rivedere Shaggy e compagnia bella, ma alla fine l'operazione risulta veramente poco divertente sul versante comico e poco coinvolgente sul lato avventuroso. Insomma, una cosa che sta tra l'inutile e il boh.
Idem per Garfield di Peter Hewitt. Ingaggiare Bill Murray come doppiatore del gattone pigro può sembrare un colpo di genio, ma l'adattamento è privo di stimolo, inventiva o una ragione per esistere che sia una. Il risultato? I fan del cartone originale odieranno il film, mentre chi già detestava il felino arancione, alla fine si ridurrà a deprecarlo ancora di più. E poi vale lo stesso discorso della Gellar: nessuna produzione seria prenderebbe in considerazione di puntare a Jennifer Love Hewitt come protagonista!
Ancora, giusto per scendere ancora più in basso: nel 2014 è arrivato un nuovo film sulle Tartarughe Ninja diretto da Jonathan Liebesman, uno che non è neppure malvagio, ma che qui ha tirato fuori il peggio di sé. Sarà che le trasposizioni anni '90 dele tartarughe sono oggetti sacri e intoccabili, ma alla fine della fiera, ritirare fuori dei personaggi così amati e cult senza avere un'idea geniale è praticamente un suicidio. Vogliamo bene a Michael Bay (qui come produttore), ma senza ombra di dubbio ci saremmo meritati di meglio.
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Infine, sulla carta sembrava così caruccio anche L'orso Yoghi di Eric Brevig, avendo tra i doppiatori Dan Aykroyd, Justin Timberlake e Anna Farris, ma la produzione ha pensato bene di concepire direttamente una pellicola per gli under 7, ignorando totalmente gli spettatori della vecchia guardia che sono tornati nelle sale per rigodersi i loro amori d'infanzia. Uscendo dal cinema, la sensazione è quella di fastidio mixata a un pochino di rabbia e insoddisfazione generale verso l'esistenza umana.
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