"Sono un'attrice camaleontica..." Anna Marcello, attrice italiana che vive e lavora tra Roma e Londra, ci parla della sua arte
Anna Marcello, attrice italiana che vive e lavora tra Roma e Londra, ci parla della sua arte.
Intervista di Andrea Giostra.
Ciao Anna, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Se volessi presentarti ai nostri lettori cosa racconteresti di te quale artista? Qual è stato il tuo percorso artistico che ti ha condotto dove sei ora?
Ciao Andrea, innanzitutto grazie a te. Sono curiosa, mi piace confrontarmi con le altre persone e apprendere nuovi insegnamenti. Sono molto attratta dall’intelligenza, dal genio, dalla cordialità e creatività. Amo l'arte in tutte le sue forme. Ho avuto tanta forza di volontà e non ho mai smesso di studiare. Ho cercato sempre di avere rispetto e considerazione per le persone con le quali lavoro. Sono un'attrice di pancia e cerco di avvicinarmi il più possibile alla verità.
Mi piace sfidarmi sempre in nuovi personaggi. Lavoro con il metodo, ho studiato diverse tecniche da Stanislavkij a Strasberg, poi ho personalizzato lo stile seguita da alcuni coach italiani e americani come Francesca de Sapio a Doris Hicks.
Nel 2019 ti vedremo nelle sale italiane, protagonista femminile di “Credo in un solo Padre”. Ci racconti qualche anticipazione?
Credo in un solo padre, prodotto dall' Around Culture s.r.l. è un film, ambientato negli anni 70, nel sud Italia. Basato non solo su storie di violenza del passato ma anche su quelle dei giorni nostri. Il regista, Luca Guardabascio, ha lavorato più di un anno alla sceneggiatura a quattro mani con Tuozzo Michele Ferruccio autore del libro Senza far rumore. Parla di un'estrema violenza a tutti i livelli in un contesto sociale che però non è tanto diverso da quello di oggi.
Io interpreto Maria, una donna che subisce abusi psicologici e fisici, che da sola deve lottare contro l'omertà della gente. Per immedesimarmi nel ruolo di Maria non è stato facile, ho dovuto usare alcune strategie. Al mio fianco il bravissimo Massimo Bonetti, Giordano Petri nel ruolo di mio marito, Sveva e Yuri in quello dei nostri figli. Ovviamente ha avuto un ruolo fondamentale il supporto della psicologa dott. Elena Fattorusso, che ha seguito me e tutti gli altri attori, portando testimonianze di donne vittime di violenza, alcune di loro assunte dalla produzione del film a lavorare sul set. Inoltre, supporto della troupe e la professionalità di tutti gli altri strepitosi colleghi artisti con i quali ho lavorato, uniti da un film, per questa grande causa, con la speranza che possa contribuire a un cambiamento e al potente coro che condanna la violenza contro le donne.
Nella tua biografia non mancano i nomi di registi italiani e alcuni premi oscar con i quali hai lavorato, come: Gabriele Salvatore, Gabriela Pescucci, Milena Canonero, Federico Zampaglione, Roberto Faenza, Richard Blanshard etc... Quali sono secondo te le caratteristiche, le qualità, il talento, che deve possedere chi recita per essere definito un vero attore? E perché proprio quelle?
Un attore deve sorprendere, essere un genio, folle, un incontro di intelligenza e creatività. Come dire... una follia controllata perché non credo negli artisti maledetti. Credo che un bravo attore deve riuscire a far credere ogni cosa che prova il personaggio che sta interpretando, per riuscire in questo non è facile e se ci riesci allora forse vuol dire che sei un bravo attore. Qualche esempio di chi esegue questo lavoro seriamente.
Adrien Brody, Il pianista, passò al pianoforte quattro ore al giorno fino a che non divenne in grado di eseguire alcuni passaggi di Chopin e perse quasi 14 chili di peso, così da interpretare in maniera più realistica i mesi passati da Szpilman. Val Kilmer, The Doors, imparò a memoria più di 50 canzoni del gruppo e passò mesi insieme all’ex produttore della band Paul Rothschild etc...
Perché secondo te oggi il cinema, il teatro, sono importanti e vanno seguiti?
Sono gli unici luoghi dove si può andare ancora a sognare e senza essere disturbati. Li chiamerei dei sognatoi. Senza tempo ne spazio.
Charles Bukowsky a proposito dell’Arte diceva… «A cosa serve l’Arte se non ad aiutare gli uomini a vivere?» (Intervista a Michael Perkins, Charles Bukowski: the Angry Poet, “In New York”, New York, vol 1, n. 17, 1967, pp. 15-18). Tu cosa ne pensi in proposito? Secondo te a cosa serve la Settima Arte nel ventunesimo secolo?
L’arte in ogni sua manifestazione è l'unico momento che permette all'uomo di esteriorizzare la propria interiorità e come diceva Pasolini l’arte e la bellezza salveranno il mondo
Immagina una convention all’americana, Anna, tenuta in un teatro italiano, con qualche migliaio di adolescenti appassionati di teatro e cinema. Sei invitata ad aprire il simposio con una tua introduzione di quindici minuti. Cosa diresti a tutti quei ragazzi per appassionarli al mondo della recitazione, del teatro e della settima arte? Quale secondo te le tre cose più importanti da raccontare loro sulla tua arte?
È talmente individuale la passione che si può creare con la recitazione che inviterei uno ad uno a salire su palco e a sentire quello che provano.
Anna Marcello
https://m.facebook.com/annamarcelloofficial/
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