Ritratto di Pierre Hombrebueno
Autore Pierre Hombrebueno :: 31 Agosto 2015

Niente di meglio di un bel collasso psicofisico per permettere ad un attore di dimostrare la sua intensità e bravura. Dalla Gena Rowlands di "Una moglie" alla Catherine Deneuve di "Repulsione", ecco alcune indimenticabili performance

Ellen Burstyn in Requiem for a Dream

Per un attore virtuoso, non c'è nulla di più appetibile di un bel crollo nervoso, un collasso psicofisico che gli possa permettere di dimostrare tutta la bravura e l'intensità di cui è capace. Diversi gli attimi ormai intagliati nella nostra memoria cinefila, e non stiamo certamente parlando degli scleri di Margherita Buy e di Laura Morante mentre lanciano dei piatti contro il muro dopo l'ennesima corna del marito di turno, bensì di momenti più tachicardici, di quelli che entrano sotto pelle senza uscire mai più.

Pensiamo ad esempio alla Gena Rowlands di Una moglie, sfavillante pellicola targata 1974 di John Cassavetes. Qui l'attrice interpreta una frustratissima coniuge sommersa di alcool e pillole, regalandoci una performance che scava nel cinéma vérité iniettando plurime dosi di ansia e conturbante perizia espressiva. Giustamente nominata all'Oscar - soffiata però dalla Ellen Burstyn di Alice non abita più qui - probabilmente la Rowlands si sarebbe invece meritata tutti i premi possibili del mondo.

Tornando un attimo alla Burstyn, diversi anni dopo l'avremmo vista in Requiem for a Dream di Darren Aronofsky, in cui esibisce un'interpretazione di quelle per cui mettersi le mani nei capelli alzandosi in standing ovation. Anfetamine, depressione, allucinazioni, visioni lisergiche: l'incubo dell'ossessione che si concretizza nella fragilità di un corpo martoriato. La donna buca letteralmente lo schermo, impiantandosi dritta nelle nostre retine. 

Non se la passa meglio la Catherine Deneuve di Repulsione, debutto in lingua inglese di Roman Polanski. Al centro del delirio, l'androfobia della protagonista, la sua costante paura degli uomini. Il regista polacco procede per gradi, mettendo in scena una spirale di decadenza in cui vediamo precipitare la nostra protagonista di sequenza in sequenza, di scombussolamento in scombussolamento. Ad aggiungere della maledetta inquietudine, alcune trovate visionarie che pescano a piene mani dall'horror.

E se parliamo di virtuosismi, uno che ne sa qualcosa è Daniel Day-Lewis, per molti il miglior attore dell'attuale panorama. In fatto di crolli nervosi, memorabile è sicuramente la sua interpretazione in Il petroliere di P. T. Anderson, opera che racconta il sogno americano deragliandolo nell'angoscia del capitalismo. Già il nostro è un autentico stronzo fin dall'inizio, ma alla fine arriverà in territori ancora più estremi, compiendo un rabbiosissimo omicidio. 

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Infine, per terminare con un'altra bomba, ecco la Emily Watson di Le onde del destino. Che Lars Von Trier fosse un sadico non è un mistero per nessuno, ma qua decide di pestare ancora più forte inserendo la tematica religiosa. E noi lo sappiamo bene quanto il fanatismo religioso possa portare alla follia più autodistruttiva, vero? Il risultato è un'interpretazione indimenticabile da parte dell'attrice, qui in una conturbantissima pellicola tra le migliori del cineasta danese. 

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