Antonietta De Lillo rievoca una conversazione con Alda Merini nel documentario "La pazza della porta accanto", omaggio ad una figura chiave della letteratura italiana del Novecento, scomparsa il 1° novembre del 2009. Al cinema il 17 e il 18 novembre
A cinque anni di distanza dall’addio alla poetessa Alda Merini, esce oggi al cinema La pazza della porta accanto, documentario omaggio della regista Antonietta De Lillo che la intervistò per il primo film a lei dedicato nel 1995, Ogni sedia ha il suo rumore. “Lei vuol conoscermi? I poeti sono inconoscibili”, si presenta così la poetessa milanese alla regista napoletana. Una conversazione inedita che rivela molto della personalità di una donna che ha risposto al dolore e alla cattiveria umana con l’arte ed una capacità di reazione tipica del genere femminile, come sottolinea lei stessa: “La donna ha la capacità di autodisciplinarsi”. Profondamente anticonformista, la Merini indica il peccato come “la più bella invenzione della vita” e si autodefinisce “la pazza della porta accanto”. Ampio spazio nelle sue riflessioni è dedicato alla traumatica esperienza del manicomio, già sorprendentemente descritta nel suo primo libro in prosa L'altra verità. Diario di una diversa del 1986.
“In manicomio ti lasciano morire e non si piange, ci si abbandona all’incomprensibile”, sottolinea Alda Merini, evidentemente commossa al ricordo di quegli anni. “Sono fortunata a non essere così brutta, si dice che gli occhi rimandino sulla persona ciò che hanno visto”, e la poetessa di atti atroci deve averne visti e subiti a iosa. Tuttavia, essi non sono neanche lontanamente paragonabili alla sofferenza provata per la separazione forzata dalle proprie figlie. “Perché la mia casa è in disordine? È una tavola senza commensali”, una metafora che le basta per trasmetterci il lancinante dolore per la sua perdita e per l’ingiustizia subita. Le considerazioni sulla sua vita privata si intercambiano con quelle più generali sulla condizione esistenziale dell’uomo. Alda Merini parla alla De Lillo dei giovani come la sua unica fonte di vita, di amore come debolezza e di religiosità come chiave di volta.
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Attanagliata da una solitudine quasi imprescindibile, la letterata si affida ai suoi versi per esprimere quel mal du siècle (lo spleen baudelairiano) che, dai poeti romantici a quelli maledetti, ha ispirato i momenti più alti della letteratura mondiale. “Mi sono sentita sola quando il vicino di casa ha chiuso a chiave la sua porta”, osserva Alda Merini che si congeda dal suo pubblico con un invito speciale a credere nel valore della cultura e ad assegnarle un ruolo chiave nelle proprie vite. Le sue parole ci danno sollievo così come le note de L'amore stupisce di Ascanio Celestini, sulle quali cala il sipario sul bellissimo documentario di Antonietta De Lillo. La pazza della porta accanto vi aspetta nei cinema il 17 e il 18 novembre ma la risposta del pubblico sarà essenziale affinché il film possa continuare il suo percorso nelle sale e nelle scuole italiane. Andarlo a vedere è un atto dovuto nei confronti di una donna che si è forgiata del proprio dolore per restituirlo alla grandezza e alla potenza dei suoi versi.
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