Lontano lontano di Gianni Di Gregorio è il viaggio impossibile dell'anima che cerca altri luoghi senza guardarsi intorno per scoprire che la verità e la bellezza sono vicinissime ad ognuno di noi: occorre vederle
Lontano lontano di Gianni Di Gregorio è il viaggio impossibile dell'anima che cerca altri luoghi senza guardarsi intorno per scoprire che la verità e la bellezza sono vicinissime ad ognuno di noi: occorre vederle, ma per farlo è difficile scoprire il velo di ignoranza e cecità delle vite quotidiane...
Chi sono Attilio, Giorgietto e il professore se non tre esempi di vita materiale all'ennesima potenza. Il loro attaccamento alla vita si manifesta in ogni gesto... spesso tanti gesti che sono aspetti della vita più legata alla sensazione del corpo. Per questo tre settantenni sono legati ai piaceri più piccoli come la buona tavola (non a caso la locandina riprende la scena in cui divorano le angurie) e la convivialità è un elemento del cinema di Di Gregorio, basti pensare al titolo stesso del suo film di esordio Pranzo di ferragosto. Ma perché la convivialità è socialita spicciola che ripete all'infinito il rito della vita...
Questi tre settantenni sono schiavi anche del fumo, dell'alcol, del gioco, del piacere sessuale che diventa anche abbastanza tenero, quando i corpi sono già nel loro complessivo tramonto e la bellezza giovanile è spesso come un segno di grande vita per il quale gioire.
Gianni Di Gregorio non cerca giustificazioni, rinuncia al politicamente corretto anche quando viene gettata a terra un foglio di carta... ma almeno qui lo si fa davanti a tutti e non di nascosto come continuano a fare tutti (altrimenti non ci ritroveremmo ancora i centri abitati e non pieni di rifiuti). Quindi è bandita l'ipocrisia, la vita del resto vale per quel poco che ancora si può fare con quei pochi soldi, sempre di meno, della pensione o di qualche lavoretto.
Perfino lo scontro tra Giorgietto e il fratello fruttivendolo operoso indulge su questa scelta e quando Giorgietto è chiamato al lavoro alle 4 del mattino la scena si conclude con Giorgietto che chiede di poter far rotolare un melone solo per fare meno fatica...
La vita è bella fino a quando si può godere di piccole cose, e il fatto di poterle aumentare con il sogno di un paese "lontano lontano" dove il potere d'acquisto magicamente aumenta non è poi così male... ma... appunto c'è un "ma" che è anche la sorpresa del finale.
L'ingresso in scena di Roberto Herlitzka è quanto mai metaforico e pesante: "Ditemi il nome di qualunque bene di consumo"... "Una birra". Costa meno di un euro in qualche paese orientale o esotico e dieci volte di più in Svizzera... è la sintesi perfetta del neocapitalismo avanzato o meglio del liberismo più sfrenato dove non ci sono più neanche gli stati. Valgono più alcuni dati economici e politici... i territori poi devono essere scoperti attraverso un atlante con la lente di ingrandimento.
C'è sempre un atto del vedere nel film di Di Gregorio, perfino quando il professore pur di salvare i suoi libri più preziosi dalla vendita decide di fotocopiarli. Ma scopre nel negozio di fotocopie che le pagine appena fotocopiate non si leggono... ma è solo la sua percezione? Perché gli altri continuano a vedere bene i caratteri? Esiste forse un paese che prosegue senza rendersi conto un movimento di cupio dissolvi.
Per questi settantenni è tutto abbastanza chiaro, l'apparenza non esiste e quando Attilio (Ennio Fantastichini) va dalla figlia che gestisce un salone di bellezza, il suo aspetto certo non va bene, la sua trasandatezza può nuocere al commercio ed infastidire i clienti.
Di Gregorio poi riesce a smontare l'equazione tra riprese turistiche e ricchezza economiche. Tra i monumenti e le piazze romane ci sono tante abitazioni tristi, alcune delle quali sono pure rifugio di extracomunitari, come Abu. Ed è quest'ultimo a fornire l'ulteriore chiave di lettura di esistenze a contatto con il dolore ed il nulla più assoluto, sospese nell'incertezza quotidiana di riuscire a sopravvivere.
Il lavoro di Di Gregorio sui corpi insomma è davvero al completo e può contare fatalmente anche sulla scomparsa di Ennio Fantastichini avvenuta nel 2018 proprio nell'anno delle riprese, corpo che vediamo molto affaticato in questo suo ultimo film e che è una perfetta testimonianza della caducità dell'uomo, del suo essere vulnerabile a 360 gradi (dentro e fuori dal set e dal personaggio che interpreta l'attore). In questo senso il cinema di Di Gregorio rappresenta la perfetta antitesi al cinema steroideo, quello di derivazione Marvel è di fatto pure questo, ma ovviamente tutto il cinema degli eroi di turno ai quali l'immaginario dominante ci sottopone.
Il cinema di Di Gregorio non ha neanche il vezzo di elevarsi "spiritualmente", di accennare a un percorso oltre la vita terrena. Non ci sono fantasie e la stessa comicità spesso appare disfunzionale rispetto ai suoi lavori precedenti in primis Pranzo di ferragosto. Qui la comicità ha sempre un retrogusto molto amaro e la surrealtà degli uffici come l'Inps appare del tutto mostruosa non aggiungendo una virgola alla bruta realtà...
Il film è adesso visibile su Raiplay
https://www.raiplay.it/video/2020/06/Lontano-lontano-8e563b08-7d0a-4b1b-...
Voto della redazione:
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