Da "Il posto" di Ermanno Olmi a "Il diavolo veste Prada" di David Frankel, ecco alcuni film che vi faranno ripudiare il mondo del lavoro
Molti di noi covano segretamente il desiderio di fuggire dal proprio ufficio per via dello stress che questo provoca nei nostri neuroni, e il cinema, di certo, ci ha raramente aiutato ad apprezzare meglio il mondo del lavoro. Ecco alcuni film che vi faranno venir voglia di scappare definitivamente.
Imprescindibile, ad esempio, è Il posto di Ermanno Olmi, che vede per protagonista un giovane laureato in cerca di una buona posizione in una grande corporazione. Attraverso la pellicola, il cineasta italiano mostra l'effetto disumanizzante che può provocare un sistema così regolato e rigido come il mondo del lavoro: tutto appare calmo in superficie, ma sotto, a sentirsi sono delle gran urla soffocate. Nella lista degli italiani un altro potrebbe essere Impiegati di Pupi Avati che rende benissimo il clima glaciale tra colleghi di lavoro in una banca.
Inquietante è anche l'ambiente mostrato in The Double di Richard Ayoade, che vede Jesse Eisenberg nei panni di un impiegato alienato dal mondo e sopraffatto dai propri doveri che si ritrova in ufficio un doppelganger uguale a lui d'aspetto fisico, ma decisamente più brillante. Insomma, abbastanza inquietante no? A ispirare la pellicola, non a caso, è lo scrittore russo esistenzialista per eccellenza, Fëdor Dostoevskij.
Ancora: nonostante si tratti di una commedia, pure Il diavolo veste Prada di David Frankel riesce a regalarci un paio di raggelamenti nella sua descrizione dello spietatissimo mondo dell'editoria. Oltre ad avere un capo veramente diabolico che vi risucchierà ogni energia e pazienza, preparatevi ad essere circondate da persone che non esiterebbero a pugnalarvi alle spalle alla prima occasione; e se volete licenziarvi, poco male, dato che fuori c'è già una trafila di gente pronta a prendere il vostro posto.
Comico, infine, è anche il mood generale di Stress da vampiro, film realizzato da Robert Bierman nel 1988. Certo, però, è che la storia che racconta non è poi tutta sta allegria: quella di un executive così stressato e imparanoiato dal proprio lavoro da iniziare ad andare veramente fuori di testa confondendo realtà e immaginazione. Forse.
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