Protagonista nella fiction "La dama velata" e forte di un ruolo importante nella serie "1992", Miriam Leone ha le carte in regola per avere un grande successo. Ma ci sono delle ombre a oscurare la sua stella...
Difficile dire se Miriam Leone ha un futuro da attrice brillante o è una meteora destinata a rimanere legata ai ruoli interpretati nelle serie TV La dama velata e 1992. In un universo della recitazione in cui la televisione ha ormai sempre più preso il posto del cinema nel lancio di nuovi talenti, Miriam si sta giocando il tutto per tutto: se le due fiction avranno successo il suo destino è segnato e continuerà a recitare. Altrimenti dovrà tornare alle presentazioni televisive o ad altri ruoli legati solo alla sua innegabile avvenenza, ma con lo spettro di un accantonamento appena subentrerà una nuova starlette più fresca e giovane di lei.
Il suo debutto come attrice è datato 2010, nel film per la TV Il ritmo della vita. Nello stesso anno Miriam ha avuto un ruolo minore in Genitori & figli - Agitare bene prima dell'uso, film di Giovanni Veronesi di discreto successo nelle sale. Poi altre parti secondarie in altre fiction, in qualche film di buon successo ma di discutibile valore – I soliti idioti - Il film – e in un episodio di Camera Cafè. Nel 2012 arriva una parte accanto a Terence Hill nella seconda stagione di Un passo dal cielo. Nel 2014 è nel cast della produzione per il grande schermo La scuola più bella del mondo di Luca Miniero, ancora incarnando un ruolo minore.
E finalmente il 2014. In 1992 non è protagonista, ma il suo personaggio è incisivo: una showgirl che è pronta a rinunciare a qualsiasi scrupolo nella corsa a un successo che finirà in qualche modo per travolgerla. Un ruolo drammatico e, a ben vedere, attualissimo. Rappresentativo di un'epoca che sembra non finire mai, in cui la bellezza può avere valore solo quando usata come merce che travolge persone e vite. 1992 va in onda su Sky Atlantic e su Sky Cinema 1 dal 24 marzo 2015 e vede come protagonista Stefano Accorsi, che è anche ideatore originario del soggetto.
Miriam Leone, a vederla nel ruolo ricoperto, è convincente. Ha spessore, anche se in qualche caso risulta un po' ingessata e manieristica. Forse deve sciogliersi di più, lavorare più di pancia. Ma conquista lo schermo comunque e affascina lo spettatore, lo seduce e in qualche caso lo disturba. Potenza del carattere che gli sceneggiatori Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo hanno saputo imprimere al suo personaggio. Ma Miriam, comunque, è magnetica al punto giusto. Buca il piccolo schermo quanto basta e non subisce il peso dell'esperienza di un attore ormai consumato come Accorsi. Se bastasse questo, potremmo dire che Miriam ha già un futuro in molte nuove produzioni. Si sa però che conta solo il giudizio del pubblico, ossia l'audience, non la bravura o il carisma. In Italia, se una capra conquista un bello share, la rivedremo in video fino alla nausea. Avete in mente qualche attore o attrice di questo genere? Sicuramente sì. Per certo, Miriam non è una capra. È ancora grezza, sì. È inesperta, ma molto dipende anche dalla regia: c'è chi le capre riesce a farle recitare davvero e chi rende capra anche una star di Hollywood pluripremiata... In televisione la maggior parte dei registi non appartiene alla prima categoria, purtroppo. Miriam ha una buona espressività, non una grande tecnica, non una grande sensibilità. Ma ha una certa forza. Ha un'inclinazione all'espressione che può essere sviluppata, che può crescere. E la sua non è una bellezza comune: i tratti del suo viso, lievemente spigoloso, lungo eppure delicato ricordano le modelle di Modigliani. Un volto abbastanza inedito per le produzioni italiane.
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Così si spera in un regista che la sappia valorizzare appieno. E per la sua prima parte da protagonista, nel feuilleton La dama velata in onda su Rai Uno a partire dal 17 marzo, la regia è affidata a Carmine Elia, un regista di mestiere, senza guizzi, opaco, lento e prevedibile quanto si addice a una fiction che potrebbe raccontare tutto in un paio di puntate e deve invece svilupparsi in dodici. Sotto la direzione di Elia, Miriam Leone non risplende. È piatta, tendenzialmente monocorde e poco variata nel timbro espressivo. Però mostra una dote non comune nelle fiction: ha misura, delicatezza, eleganza. E soprattutto non esagera, né nell'eccesso delle smorfie espressive miranti a supplire la mancanza di contenuti nello script, né nell'atonia interpretativa, tipica di attori mediocri capaci di adoperare sempre la stessa espressione in tutte le occasioni, tranquillizzati dalla presunzione che tanto è il contesto a dare un senso a quello che vogliono comunicare al pubblico, perfino quando il contesto è talmente fragile da non esistere affatto. Miriam è spontanea, recita d'istinto. Lo sguardo alle volte va senza una direzione comprensibile, le movenze e i gesti sembrano calati da un mondo parallelo, ma a guardarla si percepisce autenticità. Il suo personaggio è sincero, verosimile. E non stanca. Ha quel magnetismo che non annoia, nonostante la lentezza delle scene dilatate, dei dialoghi stirati, delle scene che qualsiasi produzione cinematografica con un minimo di serietà avrebbe tagliato, se non addirittura mai girato. E Miriam al pubblico piace. La sua pagina Facebook è piena di elogi entusiastici. La stessa fiction ha preso uno share invidiabile. Insomma, La dama velata è un successo. Come lo è 1992, del resto.
Basta tutto questo per dire che è nata una nuova stella televisiva e, forse, anche cinematografica? I presupposti ci sono tutti: Miriam Leone in televisione funziona bene. E questo è sufficiente per darle una bella e sicura prospettiva di carriera, per cui siamo più che certi che rivedremo l'attrice siciliana ancora e ancora sui nostri schermi. Quello che auspichiamo è che le sue doti di recitazione ancora immature possano trovare occasioni valide per svilupparsi davvero in futuro. Ma considerando gli scenari e le logiche delle produzioni italiane, della sua prossima crescita artistica purtroppo possiamo essere molto meno certi. E non poterne essere certi, lo ammettiamo, ci dispiace molto, perché sarebbe un'occasione perduta. L'ennesima.
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