Ritratto di Claudio Cirillo
Autore Claudio Cirillo :: 9 Giugno 2014
Il cinema, rappresentazione visiva di sogni e desideri

Cinema e politica, due forze presenti in Nanni Loy

Una scena di Cafe Express di Nanni Loy

La politica e il cinema. Due macro aree in cui Claudio Cirillo torna e ritorna perché esplicitamente miscelate nei film dei registi con cui ha lavorato, soprattutto Nanni Loy. 

Sono agnostico, ma non disconosco la presenza dell’importanza di un uomo che si chiamava Gesù di Nazareth. Certamente non credo nell’altro mondo. Il mio approccio alla vita è del tutto laico, ovviamente.

Durante una conferenza che tenni qualche anno fa, inserii due personaggi: Gesù e Karl Marx. Misi a confronto i loro pensieri. Feci un esempio: Marx ha scritto un libretto di poche pagine: Il Manifesto. Ebbe un successo planetario quanto l’espansione della Bibbia. Perché il Manifesto e la Bibbia ebbero la stessa esplosione? Perché trattano la stessa materia. Lo stesso vale per altri due personaggi: Aldo Moro e Enrico Berlinguer. Entrambe le correnti volevano il bene della popolazione. Senza disprezzare né l’una, né l’altra, erano complementari.

Ora, da 20 anni a questa parte, siamo governati da un mascalzone. Ha distrutto l’Italia, cosa ha insegnato? Il dileggio della magistratura. Nei 20 anni, quante generazioni sono nate alla sua ombra, quindi significa che hanno guardato le sue reti televisive che insegnano l’ignoranza. Hanno creato generazioni di decerebrati, svuotati completamente. Oggi, l’italiano non sa più decidere se non c’è uno che strilla, come quello strillone genovese. E io, che mi sono formato sull’ideologia di Berlinguer, ora non credo più in nulla. La sinistra… era il mio pane, da lì attingevo. Con mia moglie e i miei figli nella Cinquecento andavamo con le bandiere alle manifestazioni a fare festa. Abbiamo votato a favore del divorzio, eppure non ci siamo mai separati, a favore dell’aborto ma non siamo mai ricorsi a questa pratica. Perché? Per senso civico e politica. Per dignità. Oggi manca l’esempio a partire dalla scuola. Oggi manca la spina dorsale.

Quando si dice che Napolitano era l’ultima figura rimasta della sinistra a rimanere in piedi a testimoniare l’integrità, mi viene in mente ciò che mi disse Nanni Loy. Nanni, con il quale lavorai 16 anni, organizzò una proiezione di Cafè Express con Nino Manfredi, Vittorio Mezzogiorno e Adolfo Celi. Disse a me e agli altri di venire soli perché aveva invitato una persona speciale. Era Enrico Berlinguer. In quel contesto, Nanni mi disse: “Vedi Claudio, tu sei rimasto sconvolto della presenza di Enrico. Purtroppo nel partito, c’è qualcuno che rema contro e che non c’entra niente con l’ideologia di base. Questo si chiama Giorgio Napolitano”. Era il 1979-1980. Sono rimasto addolorato, aveva ragione Nanni, Napolitano è un moderato, non c’entra niente con il PCI. È stato capace di imporre all’Italia la convivenza con Berlusconi, elevandolo al potere, ha voluto che ci fosse con Letta un’alleanza. Ma lui non è il padre della Patria. Sì, come ogni vecchio, ha voluto la pace. Anche io sono un vecchio ma sono rimasto sempre bellicoso. Non mi arrendo!

Da Le quattro giornate a Made in Italy, Loy ha inserito la politica nei suoi film. La sua filmografia era impregnata di politica dove poi sfociava la satira, tranne le baggianate che ha dovuto fare perché era un do ut des con alcuni produttori. Per fare Scugnizzi, tanto per dirne una, un film pericoloso a girarlo visto il tema, i produttori hanno detto “se mi fai Amici Miei atto III – che per me è una bufala, un film orrendo – allora puoi fare…”.

Un’altra boiata terrificante è stata Pacco, doppio pacco e contropaccotto. Sono film che avrebbe potuto evitare perché poi la critica è stata spietata. Mi manda Picone è un altro film politico per le tematiche che ruotano come la disoccupazione e lo sfruttamento. In ogni film che abbiamo fatto insieme, la politica era centrale. Anche in Scugnizzi: lo abbiamo girato in un carcere minorile con ragazzi che stavano lì realmente.

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