Ritratto di Maria Giorgia Vitale
Autore Maria Giorgia Vitale :: 25 Ottobre 2014

"La spia – A most wanted man", film di Anton Corbijn, è l’evento speciale Gala, un omaggio del regista al compianto Philip Seymour Hoffman.

Philip Seymour Hoffman in "La spia – A most wanted man"

Alla conferenza stampa del film La spia - A most wanted man, erano presenti il regista Anton Corbijn e l’attore Willem Dafoe che hanno raccontato il lavoro con l’autore da cui è tratto il film e soprattutto quello con Hoffman.

Dopo La Talpa, lo scrittore britannico John Le Carré è ritornato con un altro romanzo sullo spionaggio e il regista ha colto l’occasione per farne una trasposizione cinematografica, “Carré spesso era sul set. Anche perché, insieme ai figli, è stato produttore esecutivo”. Quello che, secondo Corbijn emerge dal film, è che “c’è meno azione e più spionaggio”.

A proposito di Philip Seymour Hoffman, ne La spia - A most wanted man, per lui è stata l'ultima interpretazione da protagonista e non c’è dubbio per il regista: “è stato un gigante” perché "era capace di immergersi profondamente nei personaggi come ha fatto in quest’ultimo. Era il miglior caratterista che io riesca a immaginare”. Hoffman non ha mai interpretato un europeo “e l’ha rappresentato in maniera adeguata. Ha fatto un ottimo lavoro sull’accento inglese”. Philip è stato un uomo straordinario, “la sua forza consisteva in un’immersione totale nel ruolo e in una completa assenza di vanità”. Nel libro il personaggio interpretato da Philip non era principale, mentre nel film “ho voluto tratteggiarne i contorni rendendolo protagonista”.

“Potenza, intensità e capacità di cogliere le sfumature. In lui c’era tutto questo. Ed era un lavoro quotidiano”. Dopo i fatti accaduti, “è stato difficile parlarne, è stato un evento tragico e imprevisto. Lui spesso mi diceva che avrebbe voluto lavorare insieme con me ancora. Purtroppo questo non potrà accadere. Ciò rende la fine del film ancora più difficile da guardare”. Sulla scomparsa di Hoffman ha aggiunto qualcosa anche l’attore Willem Dafoe. “Conoscevo il suo lavoro non solo al cinema, ma anche a teatro. Abitavamo anche nello stesso quartiere. Personalmente ci siamo conosciuti sul set de La spia - A most wanted man. Per me è stato un uomo di grande generosità con il quale è stato facile girare, nel senso che è bastato poco per entrare in sintonia”.

Per quanto riguarda la realizzazione del film, il regista ha ammesso: “non sarei capace di fare un film d’azione. Questo è più psicologico, ci siamo soffermati di più sul ruolo della spia”. Della stessa opinione è Dafoe: “è sì un film sulle spie ma si mostrano diversi personaggi che sono costretti a interagire e nelle interazioni cambiano”.

Una tematica quella del film di grande attualità: il terrorismo. “Mi sono appassionato al libro di Carré proprio per quello che è accaduto dopo l’11 settembre. Il terrorismo, nel contesto politico, è costante”. Il mondo è cambiato dopo gli attacchi terroristici, “giudichiamo le persone molto facilmente, tutto deve essere bianco o nero. Sento che questo è qualcosa che sta condizionando le vite di tutti noi”. 

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