Uno dei film culto degli anni novanta, “Showgirls” di Paul Verhoeven, compie venti anni
Showgirls, molti ragazzi nati proprio in quegli anni non lo conoscono neppure, né potrebbe stimolare la fantasia più di tanto, essendo arrivato dopo tutta quella serie di opere narranti la crescita individuale e professionale di un personaggio, pensate per esempio al Cigno nero di Darren Aronofsky.
Ma in Showgirl, film culto uscito nel 1995 (in verità quando uscì molti rimasero disorientati... ) si trova tutta quell’eredità genuina degli anni settanta e primi ottanta poi definitivamente scomparsa anche nel più virtuoso e convincente dei revival. Per intenderci La febbre del sabato sera, è uno di quei titoli saldamente legato ai seventies. Un altro mondo davvero, tanto che autori come Paul Thomas Anderson (vedi Boogie Nights e Vizio di forma) hanno continuamente omaggiato quel decennio, ma davvero sono riusciti a riportarci in quel mondo? (Almeno per chi non l'ha vissuto).
Nell’intervista a Rolling Stone, Paul Verhoeven ritorna sul film giusto per render chiaro il suo metodo di lavoro con Elizabeth Berkley, splendida protagonista, rimasta impressa nella memoria di quelli che allora videro il film sul grande schermo.
La Berkley fu accusata di esagerare la sua interpretazione tanto da renderla falsa. In realtà chi conosce il cinema di Verhoeven sa benissimo che l’autore di origini olandesi ha sempre cercato nei suoi attori questo tipo di overacting.
“La gente, ha naturalmente criticato Elizabeth Berkley per aver esagerato la sua interpretazione. Ma tutto quello che ha fatto veniva dai miei suggerimenti. Buono o non buono che sia il risultato, sono stato solo io a chiederle di esagerare su tutto, perché pensavo che fosse l’elemento fondamentale per far funzionare il mondo rappresentato nel film”.
Se vi andate a vedere Starship Troopers, capirete benissimo il tipo di ambiente che Verhoeven vuole creare: si tratta spesso di una sorta di realtà distopica, che sia ambientata nel presente o nel futuro della sua particolare fantascienza (vedi anche Robocop e Basic Instinct).
Nella sua irruenza camp Showgirls è riuscito forse proprio con queste esagerazioni e apparenti scene disfunzionali a superare la barriera del tempo e a invecchiare benissimo, tanto che se lo si rivede oggi non si può far altro che considerarlo modernissimo e attuale.
[Leggi anche: Paul Verhoeven a Parigi per il suo primo film in lingua francese]
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