Da "Stromboli, terra di Dio" a "Corn Island" una breve classifica delle isole più rappresentative del grande schermo
Per la loro natura solitaria e ascosa, le isole hanno eccitato, da che mondo è mondo, la fantasia di poeti, drammaturghi, romanzieri, pittori. E anche il cinema, una volta nato, si è lasciato sedurre dal loro mistero. Un’escalation di casi esemplari.
1. Stromboli, terra di Dio (1950)
Già prigioniera di guerra, la lituana Karen, maritata al pescatore siciliano che l’ha riscattata, si ritrova a vivere a Stromboli, sperimentando su di sé l’ostilità e la chiusura dell’ambiente, la dimensione claustrofobica dell’isola, il desiderio di evasione. E, proprio durante una fuga disperata, un’insospettata vicinanza all’assoluto. Si avviava così il sodalizio artistico e umano tra Roberto Rossellini e Ingrid Bergman.
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2. L’anima e la carne (Heaven Knows, Mister Allison, 1957)
La natura, in John Huston, ha sempre soverchiato l’essere umano, instaurando con lui un rapporto impari, sovrastandolo o sciogliendo i suoi lacci inibitori. Questo accade al marinaio Robert Mitchum e a Deborah Kerr, naufraghi su un’isola selvaggia del Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale. Da non trascurare: lei è una monaca…
3. Foxtrot (1976)
Peter O’Toole è un aristocratico europeo che, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, ripara con la moglie (Charlotte Rampling) in un’isola tropicale deserta. Sarà l’Eden? Il film di Arturo Ripstein sembra suggerire il contrario. Una visita inaspettata e l’isolamento del luogo determineranno l’insorgere delle passioni più sinistre.
4. Shutter Island (2010)
Che cosa è accaduto, davvero, nel carcere psichiatrico che sorge sull’isola del titolo? È veramente scomparso uno degli internati? Nulla è come appare e ciò che, a suggello di una trama intricata e mozzafiato, Martin Scorsese dimostra in uno dei suoi film più sottovalutati è che l’isolamento è dentro di noi. Ogni uomo è un’isola?
5. Corn Island (Simindis Kundzuli, 2014)
La natura fa e disfa isole detritiche che, per il tempo della loro effimera esistenza, vengono coltivate a granoturco dai contadini locali, come l’anziano protagonista. Siamo al confine fluviale tra Georgia e Abkazia nella struggente pellicola di George Ovashvili. Ma neanche le isole sono esenti dalla violenza e dalle pulsioni umane. Dalla guerra e dall’amore.
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