Mostri sacri: gli attori con cui ho lavorato
A cura di:
L’operatore è un po’ il braccio destro del direttore della fotografia (detto in gergo d.o.p., all'americana: director of photography). All’inizio, quando lavoravo come aiuto, non dovevo affrontare direttamente la relazione con gli altri. Arrivavo sul set, “buongiorno”, facevo il mio lavoro, “buonasera”, ed era finita. Quando sono stato promosso operatore di macchina le cose sono cambiate: dovevo parlare con gli attori, dare loro le indicazioni. Ed ero timido e balbuziente.
All’epoca, siamo negli anni Sessanta, il rapporto con gli attori era molto formale: un grande rispetto, una grande educazione. Sul set si vestiva in maniera elegante, niente pantaloncini corti, e bisognava sempre rivolgersi agli attori con un “signore” o “signora”. La mia prima reazione è stata un rifiuto. Non pensavo di potercela fare.
Invece è venuto tutto naturale. Il direttore della fotografia con cui ho lavorato tanto, Claudio Cirillo, ha cambiato almeno 6 o 7 operatori, mentre io facevo l’assistente. Quando mi disse che avrei fatto io l’operatore nel film successivo, vinse le mie resistenze garantendomi che sarebbe stato dietro di me le prime volte, per aiutarmi e sostituirmi in caso non fossi stato capace. Questa cosa mi ha stimolato a riuscire a fare le cose senza il suo aiuto: volevo dimostrargli di essere bravo e ho imparato tantissimo insieme a lui.
Durante il corso della mia carriera ho avuto il privilegio di lavorare con tutti i più grandi attori italiani: Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi. Con Alberto Sordi ho girato un film a Brunico, La più bella serata della mia vita, del 1972, di Ettore Scola, un regista con cui ho lavorato molto e di cui avrò modo di parlare più avanti. È una commedia tratta da un testo di Dürrenmatt e Sordi, naturalmente, era bravissimo.
Con Ugo Tognazzi ho fatto Telefoni bianchi (1976) di Dino Risi: anche su di lui, un regista straordinario con cui ho lavorato tanto, ho tanti aneddoti da raccontare. Gli attori di quell’epoca non sono paragonabili a quelli, pure bravi, di oggi. Avevano dei guizzi, delle intuizioni improvvise, magari impercettibili ma che davano la misura dell’incredibile talento. Gli anni sessanta sono stati un’epoca dorata per la recitazione cinematografica in Italia. Mi viene in mente, ad esempio, un episodio con protagonista Nino Manfredi, un attore meraviglioso. In Café Express di Nanni Loy (1980) c’è la sequenza finale in cui lui è con Adolfo Celi e stanno per arrestarlo: Manfredi è riuscito a cambiare il colore del viso, impallidendo. Tutta la troupe è rimasta a bocca aperta. Con Vittorio Gassman ho girato, tra gli altri, Profumo di donna, del 1974, sempre con Dino Risi. Nella prossima puntata vi racconterò un po’ di questo straordinario film.
Per condividere o scaricare questo video: TV Animalista
Facebook Comments Box