Recensione di "Doppia verità": Tante verità, una verità processuale
Recensione di "Doppia verità": Tante verità, una verità processuale, la danza di Alì contro Foreman
Azzeccatissimo thriller psico-giuridico di quelli che non si vedevano da anni, ben costruito e narrato, intelligente, per certi versi geniale. La narrazione di Courtney Hunt e degli sceneggiatori Evgueni Galperine, Sacha Galperine e Nicholas Kazan, scorre lenta e apparentemente scontata, come un alligatore che ha puntato la sua preda e rimane immobile muovendo solo le pupille che fissano pazientemente il suo obiettivo che prima l’osserva, poi abbassa lo sguardo incurante, poi da uno scatto improvviso e repentino viene azzannato da una dentatura robusta e che sarà spietata e inesorabile.
Oppure, se vogliamo utilizzare la metafora che l’avv. Ramsey (Keanu Reeves) racconta alla bellissima assistente Janelle (Gugu Mbatha-Raw), siamo invitati a ricordare - e se incolpevolmente non fossimo in grado di farlo, a correre su YouTube per recuperarlo - la magnifica sfida mondiale del 30 ottobre 1974 tra George Foreman e Muhammad Ali nella quale il molto più anziano Ali, per ben sette riprese si lascia massacrare di botte e pugni dal molto più giovane e fortissimo Foreman, aspettano che si sfianchi da solo, per colpirlo all’ottavo round con un solo pugno micidiale che lo mette al tappeto senza possibilità alcuna che possa evitare il definitivo K.O.: il più grande incontro di pugilato di tutti i tempi è stato scritto allora. Una storia divenuta metafora che ha stravolto tutte le strategie di guerra, di mercato, di relazioni, di vita processuale e giuridica. È anche per questo il film è certamente da vedere.
Il cast di attori è formidabile: Keanu Reeves, Renée Zellweger, Gugu Mbatha-Raw, Gabriel Basso, Erica McDermott, James Belushi, Ritchie Montgomery, Christopher Berry, Lara Grice, Lucky Johnson. Non bisogna aggiungere altro.
Il protagonista della storia è il giovane e brillante Mike (Gabriel Basso), figlio di papà che si appresta ad iniziare gli studi accademici in uno dei più prestigiosi college degli Stati Uniti, quando invece è costretto suo malgrado a conquistare la sua prima grande vittoria processuale da avvocato in pectore, attrezzato, oltre che dell’ingegno, di tutta l’esperienza processuale accumulata sin dalla nascita dai racconti e dai consigli del padre, principe ricchissimo e indiscusso dei fori di decine di tribunali statunitensi.
P.S. – Il titolo originale della produzione hollywoodiana è “The Whole Truth” che tradotto in italiano è “Tutta la verità”.
Voto della redazione:
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