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Autore Erika Favaro :: 13 Aprile 2016

Secondo molti il miglior jumpscare del cinema è quello che Lynch ha girato nella scena ambientata alla tavola calda

Mulholland Drive

Ognuno di noi ha una scena angosciante "preferita”, un momento di un film che non riusciremo mai a cancellare dalla mente e che spesso torna a farci visita nelle notti agitate dagli incubi.

Spesso queste scene sono tratte da film horror, da storie di esorcismi o fantasmi di bambini appena nati, ma può succedere altrettanto spesso che l’angoscia sia scatenata da situazioni meno scontate, da atmosfere che si mantengono tra l’ambiguo e lo spaventoso, in poche parole dal cinema di David Lynch.

È lui infatti il maestro dell’inquietudine e del tormento assopito, è lui il regista che riesce a trasferire sul grande schermo l’imprevedibilità e l’incoerenza dell’attività onirica umana.

Il popolo del web è estremamente affascinato dalle liste e secondo il quotidiano inglese Indipendent una delle scene più spaventose di sempre, che proprio in questo periodo sta vedendo aumentare a dismisura le visualizzazioni su Youtube appartiene proprio ad un film di Lynch.

Parliamo di Mulholland Drive, capolavoro assoluto in cui si affrontano il tema del doppio, del cinema e del sottile confine tra sogno e realtà. La storia è quella di Betty (Naomi Watts), attrice canadese che arriva ad Hollywood per cercare fortuna e si imbatte in una donna  (Laura Harring) che ha appena perso la memoria.

La scena in questione però è quella cosiddetta della tavola calda, in cui troviamo due personaggi (Justin Theroux e Patrick Fischer) seduti ad un tavolo a conversare, guarda caso dell’incubo di uno dei due. Il locale si chiama Winkies (in realtà il Caesar's Restaurant a Gardena in California).

[Leggi anche: 10 cose che ogni regista dovrebbe imparare da David Lynch]

Secondo alcuni si tratta del più terrificante jumpscare – tecnica con cui si vuole sorprendere e spaventare lo spettatore – del cinema. Nella scena però non succede nulla di così sconvolgente e forse è proprio qui il segreto della poetica di Lynch: lasciare che la paura si nasconda negli anfratti più inaspettati, usare l’ambientazione urbana e ricorrere ad una recitazione alienata.

Ad “appesantire” e sublimare il tutto ci sono il sonoro e le musiche di Angelo Badalamenti, sempre aspetti fondamentali nelle pellicole del regista di Twin Peaks.

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