Raoul Bova, Paola Cortellesi e il regista Riccardo Milani hanno presentato "Scusate se esisto!", commedia che spazia dai diritti delle donne, i gay e le coppie di fatto, alla meritocrazia e il mondo del lavoro italiano
La passione con cui, alla conferenza stampa milanese di Scusate se esisto!, il regista Riccardo Milani (Benvenuto Presidente!) e gli interpreti Paola Cortellesi (anche sceneggiatrice) e Raoul Bova raccontano la genesi e la realizzazione del loro film, è entusiasta e urgente. Racconta Milani: "è una pellicola nata dalla voglia di guardarsi intorno, che esplora i temi del mondo del lavoro, dell'omosessualità, delle coppie di fatto e della discriminazione di gender. A legare tali elementi è il fil rouge della necessità di nascondere la propria identità. E, mentre Paola era già dei nostri avendo firmato il copione insieme a Furio Andreotti e Giulia Calenda, come protagonista maschile abbiamo subito pensato a Raoul, che non si era mai confrontato con un ruolo di questo tipo, ma che ha trovato la dimensione perfetta per affrontarlo".
Spiega la Cortellesi: "faccio da anni l'autrice per la tv e il teatro, questa è stata la mia prima prova con uno script per il cinema e mi è quindi venuto naturale raccontare qualcosa di autobiografico, una storia incentrata su una donna (Serena) che, a pari competenze, ha comunque maggiori difficoltà ad avere la stessa considerazione professionale che ha un uomo. Il mio personaggio si finge dunque l'assistente dell'architetto che ha elaborato... il suo progetto".
La questione è duplice: "Abbiamo tutti la tendenza compiacere gli altri, o come in questo caso a costruirci addosso un ruolo: l’incontro con la figura di Raoul è fondamentale, nasce tra lui e Serena un amore non canonico, tra persone che non condividono la sessualità, ma che provano affetto l'uno per l'altra".
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Anche Bova è soddisfatto: nel film è "un omosessuale risolto nella vita, il suo problema deriva dal rapporto col figlio con cui teme di essere sincero, per cui si traveste da etero: anche lui si camuffa perché vuole essere accettato. Mi ha colpito il fatto che sia una commedia leggera che tratta temi importanti, soprattutto quello dell’apparire; si raccontano due stesse difficoltà, quella dei gay e delle donne che temono di perdere la famiglia e il lavoro a causa del giudizio esterno e delle discriminazioni. Tutti noi abbiamo bisogno di capire chi siamo al di là delle etichette, smettendo di farci troppi problemi perché in realtà le persone che amiamo ci amano per quello che siamo". Inoltre Bova riflette sul fatto che spesso "ti vengono proposti ruoli stereotipati, che magari ti limitano, ma il pericolo è cambiare la propria natura e imbruttirsi per far vedere che sei bravo. Invece lo si dimostra con la libertà di essere se stessi, senza forzature, con autoironia".
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Una delle location del film è il quartiere romano del Corviale, una zona afflitta da grosse complicazioni, eppure, sotto l’aspetto tecnico, riporta il regista, "non abbiamo avuto problemi: sia io che Paola volevamo mostrare uno spaccato culturale e sociale, portando al centro del racconto un progetto architettonico realmente esistente". Conferma l'attrice: "Desideravamo parlare dei pochi servizi che ci sono in questa struttura, abbiamo conosciuto gli inquilini alcuni dei quali hanno recitato nella pellicola. L’architettura è un mestiere per la gente, e lo è anche il progetto della riqualificazione del piano libero del Corviale".
Conclude Milani: "è vero, l'Italia ha molti difetti, eppure mi dispiace sentire i miei connazionali parlarne male: è troppo facile, autolesionista. Il nostro patrimonio va difeso, è sbagliato nascondere quel che c’è di buono: deve emergere, così come il negativo. Dopotutto, fare commedia è proprio questo: raccontare il nostro paese, pregi e difetti". Sempre, ovviamente, col sorriso sulle labbra.
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