Recensione di Scusate se esisto! | Film-spot imbarazzante persino per la brava Cortellesi
Recensione di Scusate se esisto di Riccardo Milani con Raoul Bova e Paola Cortellesi: Film monopolizzato dal product placement, montato come uno spot e che nemmeno la commediante protagonista riesce a tenere a galla
Da lasciare sbalorditi. Non funziona neppure la gestione della campagna di cui il film si fa promotore – la reale iniziativa di riqualificazione eco esposta dall’architetta Serena/Cortellesi, Chilometro verde –: le istanze di denuncia sociale vengono dichiarate come se si stesse al Tg microfono alla mano, spiattellate ed esibite con un’assenza di misura così spudorata che tanto valeva fare un comizio o una petizione online, forse gli veniva meglio, forse.
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Quel che resta (ben poco), è altrettanto svilente. Milani, regista del non-poi-così-malaccio-o-comunque-solo-un-po’ Benvenuto presidente!, qui tenta di giocare alla commedia americana appiccicando inserti ammiccanti, frizzantina e insostenibile voce narrante e riconoscibilità accattivante di canzoni consumate come Feeling Good, Unchained Melody (ahiahi) e At last; ma tutto è stitico e stereotipato all'inverosimile, raggiungendo vette di imbarazzo dove l’aria davvero è irrespirabile.
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Vuol essere una commedia degli equivoci e gioco delle parti, Scusate se esisto!, con un tocco di rivalsa femminile gestita in maniera controproducente e involontariamente parodica, tra un pizzico di Benvenuti al Sud e Diverso da chi? – in confronto capolavori di scrittura –; il cast non è pervenuto, il meno peggio è Marco Bocci e ho detto tutto, mentre Corrado Fortuna è l’Adam Driver dei poveri; ognuno rifà se stesso preimpostandosi su una ridotta gamma di smorfiette, e figuriamoci se si può parlare di maschere. Un film fantasma di se stesso e di molti altri, tra gag ripetute 7 volte e addirittura flashback di una scena avvenuta 3 minuti prima, come se il target ancora una volta fosse una manica di idioti, ritardati culturalmente prima che cinematograficamente. Un prodotto che ambisce alla critica sociale e alla screwball ma manca di qualsiasi cosa, prima di tutto del cinema stesso, di una sceneggiatura una struttura una direzione un bilancio un’idea un cervello. Il nulla.
Voto della redazione:
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