Ieri a Napoli per finanziare la cultura, oggi al Giffoni per parlare di cinema e diritti civili, Ferzan Ozpetek racconta la sua estate divisa tra la promozione del libro Rosso Istanbul, il film "Allacciate le cinture" e manda una frecciatina
Il suo Allacciate le cinture è stato uno dei più grandi successi della scorsa stagione cinematografica. Il suo primo libro Rosso Istanbul ha già venduto più di 50.000 copie. Stiamo ovviamente parlando del regista turco Ferzan Ozpetek, ospite di giornata al Giffoni Film Festival. “Ho trascorso la mia estate tra il film, il libro e La Traviata al Petruzzelli che ha registrato circa 13.000 ingressi”, ha raccontato. “Pensavo di riposarmi un po’ in vecchiaia invece i miei impegni si sono triplicati”. La sua presenza è l’occasione per parlare della Mostra del Cinema di Venezia di cui è appena stato rivelato il calendario. “È un festival che mi mette molta paura perché il pubblico è appassionato ma anche sempre pronto ad attaccare il cinema italiano. Quando arrivai in barca con Isabella Ferrari per presentare Un giorno perfetto ci criticarono ferocemente. Ho capito quindi che bisogna mantenere un basso profilo. Comunque quello di Venezia rimane un festival importante, il più antico del mondo e mi fa molto piacere per i tre film italiani in concorso”. Non solo Venezia, Ozpetek ne ha anche per l’Italia. “Questo è un paese autolesionista che potrebbe vivere della sua cultura e invece taglia i finanziamenti. Se a Taranto avessero investito sulla bellezza territoriale ed il turismo, a quest’ora non ci sarebbe il problema Ilva”.
Applauditissimo dal pubblico, Allacciate le cinture ha ricevuto critiche molto mirate da parte degli addetti ai lavori. “Mi dà fastidio il pregiudizio italiano verso il melò. Quello che mi ha impressionato di più è il pregiudizio verso Francesco Arca. Dei miei amici mi hanno detto espressamente che non l’avrebbero visto perché c’era lui nel cast. Ma c’erano pregiudizi anche al tempo di Saturno Contro quando lavorai con Ambra e Luca Argentero”.
I film che ricorda con maggiore affetto sono Il bagno turco e Le fate ignoranti. “Ho molta nostalgia di quei tempi. Realizzammo il mio primo film in cinque settimane con un budget di circa 300.000 dollari. Fu un esordio casareccio clamoroso che rimase in cantina per un po’ di tempo. Venezia e Berlino lo rifiutarono mentre Cannes mi offrì una grande occasione. Il film andò bene al botteghino e fu acquistato anche in America. Credo che Cannes mi abbia cambiato la vita”.
Ozpetek è anche un lettore appassionato e il suo primo libro Rosso Istanbul è stato un successo tale che sta già scrivendo il secondo. Proprio ieri si trovava a Napoli per finanziare e diventare socio della nuova Libreria ad Azionariato Popolare, sorta da pochi giorni al Vomero. “Sento una grande responsabilità per la scrittura del mio secondo libro. In Turchia Rosso Istanbul è un best seller e il libro sta per uscire anche in Inghilterra”.
I suoi film sono sempre accompagnati da una bellissima colonna sonora, ma se dovesse musicare il racconto della propria vita? “Grazie alla vita di Gabriella Ferri”, risponde senza esitazioni. Ma a chi gli chiede a che punto siamo in Italia con la lotta per i diritti degli omosessuali replica deciso: “Vorrei che si smettesse addirittura di parlarne. Dopo Il Bagno Turco, che fu il primo film che trattò l’amore omosessuale fisico, la vera rottura è avvenuta con Le fate ignoranti. Dobbiamo smetterla di parlare delle persone dalla cintola in giù. Aspetto con ansia che Renzi faccia qualcosa non in merito ai diritti degli omosessuali ma alle persone che non sono sposate e che hanno il diritto di vivere una vita dignitosa”.
Ha lavorato con un numero incredibile di attori ma chi gli manca ancora all’appello? “Sono un grande amico di Sabrina Ferilli, che conosco da quando eravamo ragazzini. I nostri percorsi non si sono mai incrociati e vorrei che lo facessero al più presto. Amo Virna Lisi che volevo già utilizzare in Mine Vaganti ma poi era o troppo giovane o troppo adulta per il ruolo che avevo in mente per lei. Poi Nicole Grimaudo, grande attrice, fin troppo sottovalutata. Filippo Scicchitano ha fatto un lavoro straordinario in Allacciate le cinture. È dimagrito e ingrassato più volte. Ha 19 anni, ha interpretato un ragazzo di 23 e poi un uomo di 35. Nessuno l’ha notato. Spero che prima o poi ve ne rendiate conto”.
La lista degli attori con cui vorrebbe lavorare o tornare a lavorare è lunga così come quella dei suoi nuovi progetti. “Sto scrivendo il mio secondo libro e la sceneggiatura del mio nuovo film, tratto dal mio libro Rosso Istanbul. Sarà molto diverso dal libro perché non voglio ripetermi e sarà girato proprio in Turchia. Nel novembre 2015 inoltre La Traviata andrà in scena in ben 20 repliche al Teatro San Carlo. Poi c’è un progetto per un’altra opera lirica che però non posso rivelare”.
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