Dopo il grande successo del suo esordio alla regia, "La mafia uccide solo d’estate", Pif ha inaugurato l’ultima edizione del Giffoni Film Festival confrontandosi con gli entusiasti giovani giurati sulla mafia ed il rapporto con il suo film
È un Pif impacciato e scanzonato quello che ha inaugurato la 44esima edizione del Giffoni Film Festival, accolto dal calore dei numerosissimi giovani giurati. “Devo venire un po’ più spesso al Giffoni, fa bene all’ego”, ha infatti scherzato il Testimone d'Italia dinanzi ai complimenti ricevuti dopo la visione del suo film La mafia uccide solo d’estate. “Questo festival è una realtà incredibile. Vedi le foto e sembra Hollywood, mi sono veramente sentito Richard Gere”. Eppure non sono pochi gli aspetti che lo hanno preoccupato durante la lavorazione del film, come lui stesso ha ammesso a chi gli ha chiesto se gli capita di riguardarlo. “Ormai non lo rivedo più perché lo so a memoria. Da palermitano mi sono sentito autorizzato a parlare della mafia, ma facendolo in maniera così inusuale, avevo timore della reazione dei palermitani stessi. Nel mio film ho portato avanti una riflessione che molti siciliani hanno fatto in quegli anni e credo che il mio sia stato un esperimento vincente, considerando il successo del film”. Pif ha poi spiegato l’impatto che hanno avuto su di lui eventi devastanti come le stragi di Via d’Amelio, Capaci e non solo. “La mia generazione è stata segnata dalle stragi però il risultato è stato un colpo d’orgoglio da parte dei miei conterranei. Credo anche che dovevamo svegliarci già dalla morte di Boris Giuliano senza aspettare che la situazione degenerasse. Non bisogna aspettare che ci siano dei morti per indignarsi o delle tragedie per arrabbiarsi. Cari ragazzi, scegliete i vostri eroi prima che sia la mafia a fare per voi”.
Delusi tutti coloro che credevano che il film si fosse anche solo lontanamente ispirato a La vita è bella di Roberto Benigni. “Il mio riferimento durante le riprese è stato Forrest Gump. Mi autodenuncio. Sì, lo so che tutti credono che sia stato La vita è bella, ma il mio film nasce dal momento in cui mi sono trasferito a Milano per fare Le Iene. Lì ho realizzato quanto le persone sapessero poco degli eventi tragici che hanno scosso la Sicilia e di come avessero un’immagine stereotipata dei mafiosi. Così diciamo che il mio film nasce con uno scopo educativo, per fare chiarezza, per allontanare le persone dagli stereotipi a cui sono abituate. Poi diciamo che non conoscevo le mie intenzioni fino a che non ho iniziato a fare promozione”. Pif è stato anche protagonista di un simpatico siparietto con un giovane giurato che si è detto poco entusiasta della scena del parto nel film. “Un poliziotto della scorta di Saviano mi ha fatto notare che da un bacio ero subito arrivato ad un figlio. Girare quella scena è stato un vero e proprio incubo quindi è possibile che non mi sia venuta nel migliore dei modi (ride, n.d.r.)”. Dopo un po’ viene fuori la Iena che è in lui e alla domanda sulla sua scena preferita risponde: “La scena del parto”, scatenando l’ilarità della sala. Per quanto riguarda nello specifico le riprese del film, confessa di non ricordare particolari difficoltà. “Diciamo che il film è uscito a novembre e che nel frattempo sono successe così tante cose che hanno cancellato un po’ il ricordo delle difficoltà che ci sono state nella realizzazione. La verità è che entravo in paranoia quando dovevo riprendere i dettagli magari anche solo un bicchiere. Poi non ho dormito la notte pensando al mix tra le scene di repertorio e le scene girate da me tra la folla. Non era facile ottenere un buon risultato considerati i mezzi che avevamo”. Pif ha infine rivelato che comincerà a breve a lavorare su un nuovo film e ha concluso con un augurio: “Spero di mantenere la naturalezza, la spontaneità che hanno caratterizzato il mio esordio”.
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