Ermanno Olmi è morto. Il grande regista bergamasco, autore di film bellissimi e amatissimi, se n’è andato. Aveva accanto la moglie e i figli. I funerali, come desiderava in linea con una vita piena di affetti e amicizie in forma privata
Ermanno Olmi è morto. Il grande regista bergamasco, autore di film bellissimi e amatissimi, se n’è andato. Aveva accanto la moglie e i figli. I funerali, come desiderava in linea con una vita piena di affetti e amicizie ma riservata, si svolgeranno in forma privata.
Riceviamo e pubblichiamo così la semplice nota arrivata stamane in redazione.
Abbiamo amato in modo particolare Ermanno Olmi, considerandolo uno dei pochi registi in grado di filmare il fenomeno umano per quello che è e lui vedeva, con i suoi limiti praticamente infiniti, con le sue passioni, le sue idee a volte folli, ma pur sempre legate alla speranza di un progresso per la nostra specie.
Questo in estrema sintesi il cinema di Ermanno Olmi iniziato tanti anni fa quando il cinema italiano aveva dietro di sé una grande tradizione, quella del Neorealismo. Proprio nel periodo appena successivo a quel grande fenomeno cinematografico, molti registi cominciano a cimentarsi soprattutto con il documentario. Negli anni cinquanta, infatti, Olmi dirige quasi una trentina di cortometraggi, che sono importantissimi nella sua filmografia, perché fanno intendere, da dove provenga la sua capacità di osservazione e la sua profondità di sguardo che conosceremo anche nei lungometraggi di finzione. Sono tutti in grado di registrare il mondo di allora nella trasformazione italiana da società rurale a industriale.
Poi arriveranno tutti i film conosciuti a cominciare da il tempo si è fermato del 1958 e Il posto di poco più di un anno dopo. Poi seguirà una carriera di grande affermazione con riconoscimenti e premi come L'albero degli zoccoli (Palma d'oro al Festival di Cannes), forse il suo film più citato e meno conosciuto, e La leggenda del santo bevitore (Leone d'oro a Venezia).
Di sicuro Olmi ha influenzato tanti cineasti, tra quelli più giovani citiamo Silvio Soldini e tra quelli ancora più giovani Michelangelo Frammartino. Che Olmi abbia lasciato una grande eredità, ricca di stimoli e indicazioni, ci sembra l'aspetto più importante.
Non possiamo che ringraziarlo anche da semplici spettatori per aver rappresentato al cinema tanti aspetti del nostro animo. E per aver elevato anche la coscienza umana per un auspicabile progresso ancora da venire.
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