Il grande Manoel De Oliveira si spegne all'età di 106 anni. Ci lascia in eredità oltre 60 opere (tra cui diversi capolavori d'evocazione e magnificenza) e l'incredibile storia di un uomo vissuto per il cinema fino ai suoi ultimissimi minuti
Era solo questione di tempo, prima che accadesse: il grande regista portoghese Manoel De Oliveira, alla incredibile età di 106 anni, ci ha purtroppo lasciati per un arresto cardiaco. Documentarista e attore, oltre che cineasta tra i più significativi della storia del suo paese (oltre che della Settima Arte), De Oliveira ha realizzato capolavori come I misteri del convento (1995), la quadrilogia Passato e presente (1971), Benilde e la vergine madre (1974), Amore di perdizione (1978) e Francisca (1981). Tra i suoi ultimi titoli possiamo poi ricordare la pellicola romantica ed evocativa Singolarità di una ragazza bionda (2009), mentre la sua opera finale è La Chiesa del Diavolo, uscito l’anno scorso ma rimasto inedito in Italia.
L’autore era amatissimo dal Festival di Venezia, in cui vinse il Leone d’Oro (con The Satin Slipper nel 1985) e il Leone d’Argento (con La divina commedia, nel 1991), e dove fu insignito del premio alla carriera nel 2004. Sempre in Laguna l’abbiamo incontrato l’ultima volta nel 2014 in occasione della presentazione del suo corto Il vecchio di Restela (O Velho de Restela), e due anni prima, nel 2012, per il fantasmatico Gebo e l’ombra, proiettato fuori concorso.
Un cinema, quello di De Oliveira, rigorosamente contemplativo e riflessivo, asciutto ma anche vibrante, imbevuto di teatro e fortemente incentrato su un’introspezione (spesso pessimistica) sul genere umano, sulla cultura, la storia e sul folklore del suo paese. Il maestro originario del Portogallo aveva proseguito la sua analisi stratificata e la sua ricerca nel cinematografo per diversi anni, e intensamente soprattutto dagli anni ’70 in poi, quasi la sua volontà di fare cinema si fortificasse con la veneranda età. A noi mancherà terribilmente, in quanto, anche nei suoi ultimi anni di attività, ci sembrava decisamente più arzillo e lucido di tanti ventenni che dalla sua poetica hanno preso senza nemmeno saperlo.
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Insomma, il mondo del cinema piange. Eppure, la cosa migliore per continuare a celebrare la sua memoria e la sua eredità rimane decisamente quella di rituffarsi nuovamente e dolcemente nella sua ricchissima filmografia. Di certo, il materiale a disposizione non manca. E che la sua possa essere l'indelebile esempio di un'intera vita (durata più di un secolo!) passata facendo quello che più amava di qualsiasi altra cosa: il cinema.
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