Secondo il direttore del Venezia Film Market, Pascal Diot, i cinesi avrebbero deciso di partecipare più cautamente ai festival internazionali.
Intato il Venezia Film Market continua a crescere, anche con i progetti Gap-financing Market e Final Cut.
Il direttore del Venezia Film Market Pascal Diot ha confermato che gli investimenti cinesi nella “macchina Venezia” sono in netto calo, rispetto allo scorso anno.
“Sfortunatamente il numero di cinesi che hanno scelto di venire a Venezia è in diminuzione” ha detto Diot.
I numeri dello scorso anno, invece, erano stati incoraggianti. Il calo di presenze, ha suggerito Diot, non ha solo a che vedere con i recenti alti e bassi dell’economia Cinese (quella finanziaria in modo particolare). Secondo Diot l’industria cinematografica cinese si trova in una fase di transizione: “Negli ultimi due anni volevano (i cinesi) essere dappertutto. Erano presenti a tutti i grandi festival, erano pronti a investire, partecipavano alle feste, e via dicendo”. “Ora hanno cominciato a capire che non bastano le grandi feste per essere considerati veri professionisti”. Secondo Diot i cinesi sono al momento “un po' più cauti” per quel che riguarda il loro coinvolgimento nei festival internazionali. Il gigante online iQiyi (la più grande piattaforma video on-line di tutta la Cina), per esempio, tornerà al Lido, ma quest’anno senza sponsorizzare il Film Market, come invece aveva fatto l’anno passato.
Anche se la presenza cinese è in calo, il Film Market di Venezia (2-12 settembre) continua a crescere. Anche quest’anno vedrà la presenza di circa un’ottantina tra distributori, finanziatori e produttori, ai quali si affiancheranno figure di spicco come il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini, Lord David Puttnam e Michel Hazanavicius, quest’ultimo in veste di presidente dell’ARP. L’obiettivo del Film Market di Venezia è quello di costruire un mercato cinematografico all’altezza del vecchio Mifed, che chiuse i battenti una decina d’anni fa, nel 2005. Tuttavia la concorrenza di Roma, con il suo Mercato Internazionale Audiovisivo, in partenza a ottobre, rischia di relegare quello di Venezia ad un mercato minore. Secondo il direttore del Festival Alberto Barbera il problema “è la mancanza di spazi e infrastrutture che ci permettano di organizzare grandi eventi come il Mifed o come l’European Film Market di Berlino”.
Anche quest’anno il Festival di Venezia organizzerà un Gap-financing market. L’evento, che si è assicurato il supporto del programma europeo MEDIA, è aperto a tutti quei film che hanno già ottenuto finanziamenti bastanti a coprire il 70% delle spese e stanno cercando finanziatori in grado di coprire il restante 30%. Lo scorso anno ben quattro di questi progetti sono poi arrivati a uno dei maggiori festival internazionali, basti citare il film di Laura Bispuri Sworn Virgin (Berlino) o quello di Sharunas Bartas, Peace To Us in Our Dreams (Cannes). Altri otto progetti sono stati completati e hanno trovato distributori a livello nazionale. Tra i quindici progetti del Gap di quest’anno abbiamo Daniele Vicari con Bianco, Andrea De Sica con Children of the night, Onur Ünlü’s con The Bank Of Broken Hearts, Zabou Breitman e Eléa Gobbé-Mévellec’s con The Swallows Of Kabul, i cui finanziatori includono Celluloid Dreams, Memento, France Télévisions Distribution, Canal+, e la CNC.
A complemento del Gap Financing Market troveremo la terza edizione del progetto Final Cut, che nasce con l’intento di dare supporto a film prodotti in Africa, Iraq, Giordania, Libano, Palestina e Siria, permettendo ai registi di presentare i propri lavori di fronte a agenti e distributori internazionali.
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