Il genio di Jimi Hendrix rivive in uno straordinario biopic, scritto e diretto da John Ridley (premio Oscar per l’adattamento di 12 anni schiavo), la cui anteprima italiana aprirà questa sera il Biografilm Festival di Bologna
Jimi: All is by my side è un film biografico di ottima fattura che ripercorre un solo anno nella vita di quello che viene considerato da molti il più grande chitarrista di tutti i tempi. Ridley racconta il successo folgorante del chitarrista di Seattle a partire dai suoi esordi, non proprio esaltanti, in una band rhythm'n'blues della sua città, fino alla vigilia della famosissima esibizione al Festival di Monterey nel 1967. In quell’occasione Hendrix bruciò la sua chitarra sul palco in segno di protesta dopo una storica reinterpretazione con la sola chitarra elettrica dell’inno nazionale statunitense. Nel film hanno poi un ruolo determinante gli incontri di Hendrix con altre figure fondamentali nella scena musicale degli anni Sessanta come Eric Clapton, Andrew Loog Oldham (all’epoca manager degli Stones), Paul McCartney, Chas Chandler (bassista degli Animals con la vocazione del manager). La fortuna di Hendrix nacque tuttavia dall’incontro con una donna, Linda Keith, all'epoca fidanzata di Keith Richards dei Rolling Stones, che, impressionata dal suo talentò lo spronò affinché fosse più ambizioso. Linda lo incontrò quando Jimi era ancora lontano dall’essere il mito celebrato nel mondo che oggi ricordiamo. All’epoca era un ragazzo semplice, di origini umili, abbandonato dalla madre e “scaricato” dal padre, del cui affetto era ancora alla disperata ricerca e con l’unico scopo di raggiungere il cuore delle persone con la sua musica. I due si innamorarono forse dal primo istante, secondo la ricostruzione di Ridley, ma tra loro non ci fu mai nulla che andasse oltre una profonda amicizia. Dopodiché fu grazie a Chandler se Hendrix partì dai bassifondi newyorkesi per giungere nella cosmopolita Londra, il solo luogo dove avrebbero potuto comprendere il suo blues rivoluzionario.
Ad interpretare Hendrix è stato Andrè Benjamin, meglio noto come Andrè 3000 e componente del duo hip hop Outkast (lo ricorderete tutti sgambettare nel video di Hey Ya!). Il cantante, già visto sul grande schermo in Four Brothers, è protagonista di un’interpretazione misurata e toccante costruita con grande maestria. Bravissima anche Imogen Poots. Non ci sono ormai dubbi che la bella e affascinante giovane attrice inglese avrà un futuro radioso. Per ora mette in mostra le sue doti in attesa che un grande regista le dia l’opportunità di cimentarsi in un ruolo importante.
“Quando il potere dell’amore supererà l’amore per il potere si avrà la pace”, così rispondeva Hendrix a chi cercava di strumentalizzare la sua musica. Stessa filosofia che sembra aver adottato Ridley, al quale deve essere riconosciuto il merito di raccontare, senza eccedere in inutili drammatismi o facili sensazionalismi, il carattere, l’inquietudine ed il grande talento di un’icona mondiale. Ridley mostra uno sguardo inedito e mai voyeuristico su uno dei grandi innovatori della storia del rock e del blues, con il dovuto rispetto nei confronti sia della sacralità del mito che dell’essere umano. Nella pellicola non c’è spazio per un dettagliato o romanzato resoconto dei problemi personali di Hendrix né per l’umiliante racconto della sua morte, ma solamente per la celebrazione del genio indimenticato senza cadere nella trappola della mistificazione. Jimi è un uomo con cui lo spettatore entra in empatia nonostante le sue innumerevoli contraddizioni, una discutibile condotta dovuta all’uso massiccio di alcol e droghe e talvolta i miserabili risvolti delle sue relazioni interpersonali (specialmente con la sua fidanzata storica Kathy Etchingham – interpretata brillantemente da Hayley Atwell). Per una volta il pettegolezzo, le speculazioni e i pregiudizi spariscono di scena, lasciando spazio ad una versione personale di Ridley sull’ascesa di Hendrix ma non per questo offensiva (come lo è stato, ad esempio, Olivier Hirschbiegel nei confronti della principessa Diana nel recente biopic). Ottima anche la sceneggiatura di Jimi: All is by my side, caratterizzata da dialoghi spesso coloriti, divertenti ed elettrizzanti ed un ritmo incalzante che rendono la visione del film pienamente godibile. Buona anche la fotografia di un’epoca in divenire che si preparava ai grandi sconvolgimenti socio-politici del 1968. Unica nota stonata è stato il rifiuto da parte degli eredi di Hendrix di concedere i diritti d’autore, ragione per cui nella pellicola non sono presenti pezzi originali del chitarrista statunitense. Nonostante ciò, Ridley e la sua troupe sono riusciti a colmare questa lacuna scegliendo con gusto dei brani di livello come quelli di Bob Dylan, di cui era tanto innamorato Hendrix. Ridley è dunque promosso a pieni voti per la sua prima volta dietro la macchina da presa.
La pellicola è stata presentata il 7 settembre dello scorso anno nella sezione Proiezioni speciali al Toronto Film Festival. Nelle sale britanniche il film sarà distribuito a partire dall’8 agosto. Speriamo che, dopo l’anteprima di questa sera a Bologna, in presenza del produttore del film Danny Bramson, venga annunciata presto anche una distribuzione italiana di questo brillante lavoro.
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