Come lavora uno sceneggiatore e qual è il suo processo creativo. Dustin Lance Black, premio Oscar per la sceneggiatura di "Milk", illustra in un video il suo metodo.
Come lavora uno sceneggiatore? La parola al premio Oscar Dustin Lance Black che spiega in un video in inglese (visibile in basso, a fine articolo) il suo metodo, la sua filosofia di lavoro che vi illustriamo nelle prossime righe. Dustin Lance Black, quarantenne statunitense, ha vinto l'Oscar nel 2009 per la sceneggiatura di Milk, il film diretto da Gus Van Sant, biografia di Harvey Milk, politico statunitense e militante del movimento di liberazione omosessuale. Primo politico nelle istituzioni USA a dichiararsi omosessuale. Fu assassinato nel '78. Successivamente ha scritto J. Edgar, altro biopic, diretto da Clint Eastwood, sulla vita del direttore del FBI, J. Edgar Hoover.
Se pensate che uno sceneggiatore sia colui che sta alla finestra e colto dall'ispirazione scriva, di getto, la sceneggiatura vi sbagliate. Almeno in questo caso.
LA RICERCA – Nel video caricato dal canale ufficiale dell'Academy of Motion Picture Arts & Sciences, l'Ente che assegna l'Oscar, Dustin Lance Black pone da subito l'accento sulla ricerca anticipata però da una fase fondamentale: «Mi focalizzo su di un'idea e mi chiedo qual è il suo scopo, non mi importa, all'inizio, se sia divertente o no, ma perché dovrei raccontarla» tenendo presente soprattutto che «un film non è ciò che succede ma l'impressione di ciò che succede». La ricerca è importantissima tanto che lo sceneggiatore di Sacramento mostra un intero armadio con scatole che raccolgono documenti cartacei sul lavoro di ricerca: «Spendo almeno un anno sulla ricerca se non di più, è importante per me arrivare alla verità. L'uso del materiale deve essere unico».
GLI STRUMENTI: TESTA, TAVOLO E CARTOLINE: Dal materiale di ricerca si scelgono quei momenti che il creativo ritiene "cinematografici", necessari per la storia, e dunque vengono scritti su di una cartolina (simile ad un post-it) dove Dustin Lance Black annota un'idea, possibilmente una e una sola idea perché poi dovrà essere un pezzo mobile della storia da spostare in una struttura (che illustreremo a breve) per creare il film. Ogni cartolina riporta frasi con colori diversi, i colori diversi possono assumere vari significati come, ad esempio, un colore associato per il personaggio che si sta seguendo. L'insieme di cartoline e le annotazioni vengono poi «distillate» in una descrizione vera e propria di sequenza descritta e stampata su di un'altra cartolina in una forma più vicina a quella di una classica sceneggiatura. Con le indicazioni degli ambienti e l'ora del giorno. Questa cartolina è alla testa di un mazzetto composto da tutte le altre cartoline che sono servite per crearla. Ogni mazzetto è una sorta di "mattoncino" per la storia.
UN POST-IT A TAVOLA - A questo punto, i mazzetti di cartoline vengono disposti su di un grande tavolo di legno. Il primo atto comincia dall'angolo in alto a sinistra e vengono ordinate per tutta la superficie del mobile. Un processo che dura diverse settimane ed è «doloroso – racconta l'autore - perché molto di quanto ideato non lo userai, circa il 90% di tutte le scene viene tagliato». Queste idee non utilizzate Dustin Lance Black le ripone in una scatola e le chiama «le preziose piccole bambine».
IL "RIGURGITO" CREATIVO - Una volta che tutti i blocchi di postcard sono stati scelti e disposti sul tavolo, Dustin Lance Black lavora su questi al mattino leggendoli, rileggendoli, spostandoli e visualizzandoli e se qualcosa risulta noiosa o ripetitiva viene "riparata", corretta, e si riparte da capo. Questo lavoro viene ripetuto diverse volte per diverse settimane e se la storia, dopo le diverse letture, non risulta noiosa, si procede al punto successivo. Lance Black rimette tutti i gruppi di cartoline nelle sue, ormai famose, scatole, cominciando dal primo mazzo, posto in alto sull'angolo sinistro del tavolo, fino alla fine. Ora è il momento della scrittura della prima bozza ("draft") e lo sceneggiatore spiega questa fase come quella del "rigurgito". Dopo aver tante volte letto e visualizzato l'organizzazione delle scene sul tavolo adesso tutto, dalla mente, viene "riversato" nella scrittura della prima bozza di sceneggiatura, al computer. Le prime dieci pagine vengono scritte in modo leggibile, per le restanti, Dustin Lance Black si riserva anche di sbagliare, di fare imprecisioni, un processo che lui descrive come «riversare grossi blocchi d'argilla e dargli una forma». Per lo sceneggiatore quarantenne questo lavoro ha una dinamica particolare: «Amo e odio ciò che faccio, è come una dipendenza, voglio risolvere i problemi, far sì che tutto funzioni […] raggiungere il picco dell'esistenza umana». Un processo che serve ad un'alta idea di utilità sociale che lo scrittore ha del narrare: «Io scrivo perché penso che non siamo completi, che possiamo progredire raccontando storie, racconti personali, le nostre storie possono cambiare il mondo».
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