Il nuovo film di Robert Guédiguian, La casa sul mare, con Ariane Ascaride e Jean-Pierre Darroussin arriva al cinema dal 12 aprile
In una pittoresca villa affacciata sul mare di Marsiglia tre fratelli si ritrovano attorno all’anziano padre: Angela fa l'attrice e si è trasferita a Parigi, Joseph è un aspirante scrittore innamorato di una ragazza che ha la metà dei suoi anni, e Armand, l’unico a vivere ancora in paese, gestisce il piccolo ristorante di famiglia. Il tempo passato insieme è l'occasione per fare un bilancio, tra ideali ed emozioni, aspirazioni e nostalgie. Finché un arrivo imprevisto, dal mare, porterà scompiglio nelle vite di tutti.
"La calanque de Méjean, nei pressi di Marsiglia, mi ha sempre fatto pensare a un teatro - racconta Robert Guédiguian -. Le colorate casette incastonate nelle colline sembrano nulla più che facciate, su di esse si affaccia un viadotto i cui treni sembrano giocattoli di bambini; l’apertura sul mare trasforma l’orizzonte in un fondale, come una tela dipinta, soprattutto con la luce invernale quando ormai tutti se ne sono andati. Allora diventa un set abbandonato, malinconico e bellissimo.
All’interno di questa “bolla” all’aria aperta, alcuni fratelli e sorelle, padri e madri, amici e amanti si confrontano sugli amori del passato e sugli amori che verranno. Tutti questi uomini e tutte queste donne condividono gli stessi sentimenti: sono in una fase della vita in cui si ha profonda consapevolezza del tempo che passa e dei cambiamenti del mondo. Le strade che hanno a lungo spianato si stanno gradualmente ricoprendo e devono essere costantemente mantenute, altrimenti se ne dovranno creare di nuove.
In questa situazione, accade improvvisamente qualcosa in grado di rovesciare radicalmente la totalità di questi pensieri, una sorta di rivoluzione copernicana: alcuni bambini sopravvissuti al naufragio si sono nascosti tra le colline. Sono due fratelli e una sorella: sembrano fare da eco ai tre protagonisti, Angèle, Joseph e Armand. Questo stato di cose fa riaffiorare il senso di fratellanza dei tre protagonisti dal momento che decidono di tenere I bambini con sé.
Credo in questi incontri. C’è qualcosa nella “globalizzazione” che protende naturalmente verso il futuro. Per quanto possa sembrare un’esagerazione, mi sento di affermare che oggi non potrei fare un film senza fare riferimento ai profughi: viviamo in un mondo in cui le persone annegano in mare quotidianamente. Ho scelto intenzionalmente la parola “profughi”. A prescindere che sia da imputare ai cambiamenti climatici, ad altre ragioni, o a una guerra, queste persone sono alla ricerca di un rifugio, di un focolare.
La calanque sarà forse portata nuovamente in vita dall’arrivo dei tre bambini? Angèle, Joseph, e Armand rimarranno lì con questi tre bambini da crescere, e cercheranno di far sopravvivere il ristorante, la comunità delle colline e la loro personale visione del mondo. Cercheranno di tenere vivo il legame tra alcune persone e, in questo modo, di preservare la pace.
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