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Autore Alessandro Tavola :: 11 Dicembre 2014
Locandina di Il ricco, il povero e il maggiordomo

Recensione di Il ricco, il povero e il maggiordomo con Aldo, Giovanni e Giacomo: torna il trio con le proprie qualità e costanti, ancora una volta tra variabili non sempre azzeccate

Il ricco, il povero e il maggiordomo segna il ritorno di Aldo, Giovanni e Giacomo a quattro anni da La banda dei Babbi Natale: principalmente una riconferma delle capacità già da tempo assodate del trio.

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Dal lato prettamente comico i tre dimostrano di aver mantenuto, adesso come nei film precedenti, le proprie maschere e le proprie fisime, con la stessa galleria di facce e smorfie, momenti di gelo, battibecchi, esaltazioni ed esagerazioni in modo praticamente identico ai tempi di Mai dire Gol; complice il fatto che, almeno per due di loro, il tempo sembra non aver infierito sui tratti somatici.

Se ciò, da un lato, appare come limite (ma è la storia di tutti i comici, infine), dall’altro aiuta a far risaltare determinati propositi. Al nono film da protagonisti assoluti, ancora una volta, la differenza è nel contesto e al gruppo va nuovamente riconosciuto il merito di aver cercato un dispositivo narrativo diverso (anche se nient'affatto inedito, anzi: più classico che in altre prove) capace di coniugare le qualità immanenti del terzetto con i tempi: se dieci anni fa Tu la conosci Claudia? era una romantic comedy tra molte, questo nuovo film si inserisce nell’affollato filone odierno delle commedie a sfondo sociale.

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Il risultato è una plausibile storia dalla macroscopica morale con tutti gli accadimenti che il canovaccio del genere richiede, soddisfacente sotto questo punto di vista, anche se non senza qualche ingenuità (come l’approccio al mondo delle speculazioni finanziare, o l’improbabile kebab deluxe) e qualche parentesi eccessiva (con le conseguenti dispersioni).

Le indecisioni appaiono, infatti, sul lato registico: il trio, cofirmatario con Morgan Bertacca, non resiste alla tentazione di voler condire la vicenda con momenti più comicamente aspri (come il Bushido di Giovanni o il lavoro di Aldo), di humor nero (il funerale) e che urlano il voler essere ricordati e citati come quello della squadra di calcio dell’oratorio, con reale e surreale in continuo conflitto e senza amalgama.

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Siparietti che risultano come innesti divaganti e distaccati rispetto alla vicenda, talvolta frettolosi e privi di cura, spinti da una necessità differente rispetto al resto (probabilmente con lo scopo di accontentare determinate frange di pubblico) e dal dover mettere un tappo a certe approssimazioni di sceneggiatura, finendo con una missione parzialmente compiuta su entrambi i versanti.

Trailer di Il ricco, il povero e il maggiordomo

Voto della redazione: 

2

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