Recensione di I Magnifici 7 di Antoine Fuqua con Denzel Washington, Chris Pratt, Ethan Hawke: finalmente un remake che tenta di unire con senno cinema classico e contemporaneità, ma il risultato finale è più ingessato del dovuto
Denzel Washington, Ethan Hawke, Vincent D’Onofrio sono solo alcuni dei nomi che compongono il cast de I Magnifici 7, rifacimento del classico di John Sturges firmato Antoine Fuqua.
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Con questo I Magnifici 7 ci troviamo davanti ad un remake atipico e, sulla carta, necessario: lì dove capita spesso che il legame con gli originali si fermi quasi solamente al titolo per gozzovigliare tra effettistica ed update semplificatori, il film di Fuqua sembra possedere una nobiltà d’animo inusuale mentre cerca di aderire ai materiali originali promuovendo allo stesso tempo una visione aggiornata del mito sia in chiave sociale che narrativa.
Ne I Magnifici 7 a regnare è un legame quasi filologico col western classico e con la sua determinata epica: il genere ci arriva in tutta la sua solidità e gli eroi seguono il loro percorso sacrificale secondo dettami, in quello che sembra essere un gigantesco e corposo omaggio confezionato con un rigore netto che però talvolta arriva a risultare stretto, perché in questo schema istituito secondo regole non prettamente cinefile ma più genericamente culturali quella che viene a mancare è l’aderenza con i caratteri di rinnovo.
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Elementi come l’omosessualità e la multietnicità ci arrivano appiccicati a forza, come uno strato aggiuntivo messo tra il film in sé e noi spettatori, rimarcati come un elemento 3D in primo piano. Il regista (già autore di film come Training Day, Shooter e Southpaw – L’ultima sfida) questa volta lascia da parte l’esuberanza e dimostra di saper fare le cose con calma, troppa calma, e la devozione alla causa, la fedeltà al concetto occupano il primo posto, lasciando inaridita la pellicola su cui semplicemente giacciono. Siamo ben oltre il "politicamente corretto ad ogni costo", ma nemmeno davanti ad una pellicola completamente disinvolta, come se nell'emozione dello svelare vi fosse stato il timore di fare troppo (e di certo puntare al PG-13 non ha giovato).
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Così la rivisitazione cinematografica arriva ad assumere sembianze scolastiche e il ricercato progressismo appare già datato, quando invece avrebbero potuto scivolare l’una sull’altro e mescolarsi ed amalgamarsi in modo più incisivo, se il suo linguaggio avesse cercato di appartenere al 2016 invece che solamente tentare di dirgli qualcosa.
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Pur con tutti i limiti che lo fanno apparire ingessato, I Magnifici 7 rimane un tentativo con un encomiabile scopo, apprezzabile nel suo omaggiare il classico e valevole per il suo approccio, ma soprattutto per il suo essere di polarità praticamente inversa a quella della semitotalità dei remake: un punto di vista senza dubbio da ampliare.
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